La Provincia al fianco dei 13mila sfollati

 

laquila_panoramaL’Aquila. Da quel maledetto aprile, ogni 6 del mese il cuore degli aquilani, e di tutti gli abruzzesi, si riempie di tristezza. E mercoledì, giorno dell’Epifania, non sarà certamente diverso. Nove mesi sono ormai trascorsi da quella tremenda scossa e ad oggi sono ancora 17mila le persone assistite e senza dimora. Di queste, circa 13mila vivono ancora sulla costa.

“Nove mesi è un tempo troppo lungo da dover sopportare” commenta il presidente della Provincia, Stefania Pezzopane. “Cominciano a vacillare le speranze di chi credeva che in breve si sarebbe risolto tutto. Il rientro diventa quasi una meta irraggiungibile. Se è indiscutibile lo sforzo unanime per avviare la ricostruzione, se sono sotto gli occhi di tutti la grande prova di solidarietà e l’enorme spirito di accoglienza della popolazione abruzzese, che ci ha ospitato con generosità e senza remore, tuttavia credo che il vero obiettivo adesso sia quello di far tornare tutti nelle proprie abitazioni, quelle vere. Ogni singolo abitante del capoluogo, ogni singolo cittadino dei comuni del cratere ancora fuori dovrà rientrare. Questa sarà la nostra nuova missione. È quello che ci chiede, talvolta anche sommessamente, quasi con pudore, la nostra gente. Lo leggo negli occhi di tutti, ogni volta che vado sulla costa”.

Proprio sulla costa teramana sono ospitati i familiari del presidente e durante questi mesi ha avuto modo di incontrare spesso i suoi compaesani. Con loro ha trascorso il giorno di Natale e Capodanno.

La nostalgia di casa è forte” continua la Pezzopane. “Serve un nuovo slancio per affrontare quella che anche il nuovo vescovo ausiliare, Mons D’Ercole, ha definito una missione umanitaria. Trovare ogni possibile soluzione per favorire il rientro. Vanno adottate scelte forti, decisive, condivise. Alcuni passaggi sono improrogabili: accelerare la ricostruzione leggera delle abitazioni B e C. La maggior parte della gente ancora nel limbo dell’incertezza ha case con pochi danni, ma paradossalmente ancora non può rientrare, per le solite lentezze burocratiche di Cineas e Reluiss, che dovrebbero snellire e semplificare le procedure. Se le case B e C potessero riaprire subito i battenti si libererebbero altri posti nelle caserme e negli alberghi dell’aquilano, per consentire di tornare a chi è ancora fuori. Basterebbero poche, ragionevoli misure e lo sforzo di tutti. Senza gli aquilani, L’Aquila non torna a vivere”.

Marina Serra

Impostazioni privacy