Celano, operazione “Terra di mezzo”: in trappola banda di spacciatori

Un’operazione antidroga condotta dai carabinieri, denominata “Terra di mezzo”, ha tirato un duro colpo allo spaccio sgominando una banda di fornitori di cocaina operanti nella zona dell’aquilano, considerata territorio di mezzo dello spaccio tra Roma e Pescara.

 

 

Alle prime ore dell’alba i carabinieri della Compagnia di L’Aquila, in collaborazione con quelli della Compagnia di Avezzano, hanno arrestato cinque componenti di un autonomo sodalizio criminale, tutti di origine marocchina ma dimoranti da anni a Celano: H.A., di 58 anni, N.B., di 31 anni, A.B., di 27 anni e S.E. e R.A.,entrambi di 26 anni, sono indagati a vario titolo di spaccio continuato, in concorso, di sostanze stupefacenti del tipo cocaina.

 

 

Secondo le indagini, gli spacci erano quotidiani e costanti e poi preannunciati da contatti telefonici spesso criptici ed eseguiti in strada poco frequentate. La droga giungeva ad Avezzano dalla Capitale o dalla Provincia di Pescara in quantitativi variabili dai 500 ad oltre un chilogrammo per volta, per poi essere ceduta ai pusher della catena in quantitativi variabili dai 50 ai 100 grammi.

 

 

Nel corso degli arresti, ad uno di loro è stata trovata anche una somma di 2.350 euro in contanti di cui non riusciva a giustificarne la detenzione. Sempre presso l’abitazione dell’arrestato venivano inoltre rinvenuti oltre 400 grammi di sostanza da taglio e 5 dosi singole di cocaina pronte per essere spacciate del peso di circa 80 grammi ciascuna.

 

 

L’ordinanza di misura cautelare, emessa dal gip di Avezzano su richiesta del pm Lara Seccacini, si inquadra in un’operazione più ampia frutto di uno stralcio di indagini trasmesso per competenza territoriale alla procura di Avezzano. L’attività d’indagine aveva preso il via a fine 2016 sotto la direzione del Pubblico Ministero Simonetta Ciccarelli della Procura aquilana e condotta dai dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di L’Aquila, agli ordini del Tenente Maximiliano Papale.

 

 

 

 

Le indagini avevano permesso di individuare un massiccio sodalizio criminale, composto per lo più da soggetti di etnia albanese e marocchina, ed da vari italiani del posto, dedito allo spaccio di cospicui quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina sull’intera provincia aquilana. Le accuse sono basate su numerose intercettazioni telefoniche e ambientali. Il modus operandi era sempre lo stesso: lo stupefacente, una volta giunto ad Avezzano, veniva distribuito oltre che sull’intera Marsica, anche sul capoluogo aquilano attraverso numerosi punti di contatto anche con altri spacciatori del sulmonese. A Celano veniva inoltre individuato un ulteriore sodalizio criminale dedito allo spaccio di cocaina gestito interamente da cittadini di origine marocchina, colpito dagli odierni arresti.

 

 

Nel 2016 era stata emessa una misura cautelare a carico di due componenti del sodalizio (un albanese e un aquilano), misura questa adottata dalla magistratura aquilana prima dell’invio degli atti per competenza a quella marsicana.

 

Complessivamente sono state indagate 9 persone (2 italiani, 2 albanesi e 5 marocchini) e ipotizzati a loro carico 20 “capi d’imputazione” tra spaccio e detenzione ai fini di spaccio continuata e in concorso di sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini sono stati eseguiti anche tre arresti in flagranza e sette denunce in stato di libertà per reati inerenti gli stupefacenti, nonché sono stati sequestrati oltre 100 grammi di cocaina e circa 15.000 euro in contanti quale provento delle attività di spaccio. Tra gli acquirenti, inoltre, tre sono stati denunciati in quanto sorpresi subito dopo l’acquisto dello stupefacente alla guida delle rispettive autovetture in stato di alterazione psicofisica da assunzione di stupefacente.

 

 

Tra i componenti spiccava quale figura di prim’ordine il cittadino albanese B. E., classe ’71, di Avezzano, primo tra gli indagati quanto a numero di episodi di spaccio e l’unico tra i destinatari della misura cautelare, ad essere gravato in prima battuta, in fase di applicazione della prima misura cautelare, dalla custodia in carcere.

 

 

 

 

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