Tornimparte, un Museo della Carbonia e una Consulta per le tradizioni popolari (FOTO)

Tornimparte. Con l’accensione della piccola carbonaia, in gergo il “catozzo”, è entrata nel vivo ieri la festa della mietitura – giunta ormai alla sua decima edizione – che per secoli è stata al centro dell’attività economica del paese.

I popolani, muniti di antichi attrezzi, hanno dato inizio alle attività al mattino affiancati dalle donne, a loro volta munite di falcetta (ju serricchjiu).

L’antichissima tradizione della carbonaia – con un catozzo realizzato nei giorni scorsi da Vincenzo Gianforte, storico locale, presidente dell’associazione “Le Carbonaie”, e uno degli ultimi uomini ad aver affiancato i carbonai di Tornimparte di cui ha raccolto e raccontato il duro lavoro – e una riflessione allargata sulle tradizioni popolari come strumento di promozione del territorio, sono stati invece i due temi al centro del momento di riflessione pomeridiano.

Nel corso del convegno si sono confrontati in una tavola rotonda, oltre a Gianforte, Gabriele Coccia, presidente dell’associazione “Rocca San Vito”, promotrice della giornata della mietitura; Mario Santucci, antropologo e studioso di tradizioni popolari; Giustino Parisse, giornalista del quotidiano Il Centro; Febo Grimaldi, documentarista e autore di numerosi video sul folklore e sulle tradizioni popolari in Abruzzo, tra cui l’opera “Gli ultimi carbonai”(1967).

Dopo i saluti del sindaco di Tornimparte, Giacomo Carnicelli, del presidente della Pro loco, Domenico Fusari, e del presidente dell’associazione “Acqua viva”, Pasquale Di Prospero, figlio di uno degli ultimi carbonai, Coccia ha ricordato il ruolo dell’attività della mietitura nell’economia del paese.

Coccia ha proposto all’Amministrazione di dedicare la sala in cui si è tenuto il convegno al giornalista Giò Kappa, Giuseppe Massari, originario proprio di Colle San Vito, autore di servizi giornalistici televisivi che mettevano al centro le persone comuni, dal pastore al contadino, dall’anziano all’artigiano, valorizzandone le caratteristiche.

Il presidente dell’associazione “Rocca San Vito” ha, inoltre, ricordato la prossima nascita di una Consulta delle tradizioni popolari e della cultura, che si riunirà periodicamente.

Ha raccontato invece il lavoro duro, la tecnica, i rituali, i sacrifici dei carbonai, Vincenzo Gianforte, che ha lanciato la proposta di istituire un Museo della carbonaia. Per i tornimpartesi la produzione del carbone – destinato a usi domestici e venduto molto in città in tempi in cui non c’erano combustibili artificiali o forme alternative di calore al camino – fare carbonaia era un’attività faticosa, che li portava a stare lontani da casa e dalle famiglie anche per molti mesi. Un mestiere associato al bosco, che veniva rispettato e preservato.

Febo Grimaldi ha sottolineato la necessità che “la tradizione non si rinnovi soltanto per se stessa, ma diventi fonte di economia e di attrattiva turistica”. Nel 1967, Grimaldi seguì in prima persona il lavoro degli ultimi carbonai di Tornimparte, poi sintetizzato nell’opera proiettata ieri a margine del convegno.

Le tradizioni, la memoria storica di una comunità, devono anche essere ben studiate, documentate e trasmesse alle generazioni future. A farlo presente è stato lo studioso Mario

Santucci secondo cui “se la storia non è raccontata è come se non esistesse”. Santucci ha poi rilanciato la necessità di dotare Tornimparte di un Centro di documentazione, per cui già è stato avviato l’iter, come rimarcato da Fusari.

Le conclusioni sono state affidate al giornalista Parisse, attento osservatore delle tradizioni popolari. Per Parisse, che ha auspicato che si riesca a recuperare il lavoro del collega scomparso Giò Kappa, “le piccole comunità da sole non ce la fanno” e bisogna evitare che, “finita la festa, poi, restino soltanto le briciole. Mancano le attrattive, manca la visione oltre il provincialismo, per cui si finisce spesso per aspettare che lo sviluppo sia provocato dall’esterno”.

Per Parisse, il convegno ha rappresentato l’opportunità di evidenziare che “la città dell’Aquila resta scollegata dal suo contado. I due pilastri della città restano sempre due: le pensioni e la rendita immobiliare. Il resto sono soltanto dettagli, come l’industria, la cultura, il polo farmaceutico e tanto altro, su cui ci vogliono fare credere di puntare”.

Al termine dell’incontro si è esibito il Coro Alpino di Tornimparte “Quelli della montagna”. Gabriele Coccia ha consegnato a Grimaldi la Spiga d’oro, assegnata ogni anno a personaggi che si sono distinti nel divulgare le tradizioni popolari locali.

Tra circa due settimane, da venerdì 29 a domenica 31 luglio si terrà la Festa della trebbiatura all’interno della frazione di Colle San Vito, con l’antico rito della trita con i cavalli e con la vecchia trebbia azionata dal trattore Landini a testa calda dei primi anni Trenta del Novecento.

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