Avezzano, interpreti in pediatria per spiegare il diabete alle mamme del Maghreb

Avezzano. Come spiegare a genitori del Maghreb, del tutto digiuni della lingua italiana, che il proprio bambino, portato in ospedale in gravi condizioni per carenza di insulina, dovrà essere curato subito per il diabete osservando tutti i giorni rigorose modalità e istruzioni terapeutiche?

Il reparto di pediatria dell’ospedale di Avezzano, senza gravare di un solo euro sulle casse della Asl, è riuscito a superare la barriera della lingua, che si frappone tra medici e genitori dei bimbi dell’Africa nord occidentale, geneticamente molto più esposti di altri coetanei al rischio diabete tipo 1 autoimmune.

Infatti, 4 mediatori culturali di lingua araba marocchina, dal marzo scorso, anche in caso di urgenze, fanno gratuitamente da interpreti tra i medici di pediatria e le coppie immigrate di Paesi nord africani (il Marocco è l’etnia più numerosa). Un’idea diventata realtà grazie alla collaborazione tra Pediatria, diretta da Antonella Gualtieri e il tribunale per la difesa del malato di Avezzano.

Tra i genitori provenienti dal Maghreb, infatti, le donne non parlano italiano e i mariti e/o compagni, che lavorano in agricoltura, non possono assentarsi dal lavoro per venire in ospedale. Il supporto linguistico dei mediatori culturali di lingua araba (tra cui vi sono anche laureati) si rivela molto importante non solo nelle situazioni d’urgenza ma anche per attuare nel tempo terapie ambulatoriali anti diabete.

Il ruolo degli interpreti diventa persino decisivo quando si tratta di far capire ai genitori maghrebini, con dovizia di particolari e con estrema chiarezza, come gestire a casa la malattia del figlio. Una patologia che non riguarda solo la somministrazione di iniezioni quotidiane di insulina ma anche, quando necessario, l’uso di microinfusori, pompe che erogano di continuo insulina e che permettono, se ben usate, di evitare complicanze a breve e a lungo termine.

Terapie e verifiche delle cure sono sotto il controllo di un’équipe medica, formata dalla stessa Gualtieri, dall’infermiera Tiziana De Amicis e, come volontarie, dalla psicologa Gina Onorato e dalla biologa nutrizionista Nunzia Taccone. I bimbi di coppie del Maghreb sono in netta prevalenza tra i 210 bebé – figli di coppie delle diverse etnie straniere – che ogni anno, all’ospedale di Avezzano, concorrono a formare il totale di 1.200 parti.

L’attivazione del gruppo di mediatori culturali arabi, quindi, è un caso di buona sanità, all’insegna del miglioramento della salute dei bambini, del risparmio e della mutua collaborazione tra reparti e associazioni. L’iniziativa, partita in sordina quasi 2 anni fa, è stata istituzionalizzata nel marzo scorso e naturalmente ha portato giovamento alla salute dei piccoli pazienti che vengono seguiti dai genitori con maggior attenzione e monitorati dall’ambulatorio di pediatria e dal team dei medici. In virtù della mediazione linguistica, i medici, rispetto al passato, possono comunicare con grande facilità e immediatezza con i genitori, salvaguardando ancora di più la salute dei bimbi marocchini e riducendone le sofferenze.

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