L’Aquila, la mano della cricca sulla ricostruzione alloggi Ater

pio-rapagnaL’Aquila. Nella giornata di venerdì 5 giugno 2009, ad appena due mesi dal terremoto, il Prefetto de L’Aquila Gabrielli, su richiesta del Mia Casa d’Abruzzo, convocò una riunione presso la sede della Prefettura della Scuola della Guardia di Finanza di Coppito, per affrontare la situazione degli alloggi popolari dell’ATER e del Comune de L’Aquila.

 

Alla riunione presero parte il Prefetto stesso, il Coordinatore del Mia Casa, il Dipartimento di Protezione Civile, il Direttore dell’ATER, i rappresentanti della Regione, della Provincia e del Comune de L’Aquila. Grande fu la rilevanza pubblica dell’incontro e, per moltissime famiglie in trepida e fiduciosa attesa di un “ritorno” a casa a brevissima scadenza, positivi furono i risvolti psicologici e sociali, di fronte a precisi impegni assunti dalla Protezione Civile, dal Prefetto, dalle Istituzioni regionali, provinciali e comunali e dall’ATER dell’Aquila. Venne infatti sancito e ribadito che il patrimonio abitativo dell’ATER sarebbe stato riparato, consolidato e reso riabitabile dall’ATER stessa quale soggetto proprietario ed ente strumentale della Regione Abruzzo. Mentre il Comune dell’Aquila avrebbe provveduto a fare altrettanto per gli alloggi di sua proprietà. “Rispetto alla “ricostruzione leggera” degli alloggi classificati A, B e C, nei quali avrebbero potuto fare ritorno in pochi mesi almeno 3.000 nuclei familiari”, scrive in una nota Pio Rapagnà, ex parlamentare e coordinatore di Mia Casa d’Abruzzo, “ pari a circa 12.000 persone “sfollate altrove”, l’ATER ed il Comune de L’Aquila, con tutta la buona volontà dichiarata, non hanno fino ad adesso iniziato alcun intervento operativo e aperto un qualsivoglia tipo di cantiere, mentre diverse famiglie sono state costrette a rientrare negli alloggi classificati A, in assenza dei necessari interventi di consolidamento e, per assurdo, lo hanno dovuto fare a loro rischio e pericolo, visto che diversi alloggi hanno poi più volte cambiato “classificazione” trasformando famiglie “sfollate” in famiglie “sfrattate” dalle stesse C.A.S.E., MAP e MAR e da altre sistemazioni provvisorie. Nessuno, tra Istituzioni, Enti strumentali e soggetti attuatori, ha avuto la “forza e il coraggio” di utilizzare i 150 milioni di euro a disposizione per la Edilizia Residenziale Pubblica Regionale e Comunale sovvenzionata: lo stesso Consiglio regionale, massima “Istituzione legislativa”, è stato tranquillamente a guardare, lasciando cadere ed ignorando sistematicamente, per ben 15 mesi, l’unica proposta seria e concreta, avanzata dal Mia Casa, che avrebbe consentito l’avvio della ricostruzione e la utilizzazione dei fondi immediatamente utilizzabili: l’approvazione di un provvedimento di legge “ad hoc” di indirizzo e di controllo, per mettere in grado gli Enti Locali, le ATER ed i soggetti attuatori di “procedere speditamente e concretamente” nelle varie fasi della ricostruzione, in particolare e proprio dopo la fine della fase di emergenza, di soccorso e di gestione “centrale e commissariale” e con il passaggio delle consegne e delle competenze alla Regione Abruzzo, alla Provincia dell’Aquila ed ai Comuni del cratere. Il Consiglio regionale ha preferito seguire una strada diversa, quella di non fare assolutamente nulla e, dunque, anche indirettamente, lasciare spazio ad ogni illazione circa un possibile “mancato contrasto” nei confronti dell’arrivo in Abruzzo della famigerata “cricca ridens” e, forse e addirittura, della stessa criminalità organizzata ad essa eventualmente collegata”.

 

 

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