Sulmona, primo ospedale in regione per la cura dell’obesità patologica

Un riconoscimento altamente specializzato, come è quello della Sicob, (Società italiana della Branca) premia l’ospedale di Sulmona, primo in regione, per i suoi trattamenti contro l’obesità grave. L’investitura ricompensa la lunga attività, iniziata nel 2010 che, a suon di risultati, ha conquistato ampie fette di utenza da regioni del centro-sud, in particolare Lazio, Puglia, Campania e Calabria, che rappresenta il 70% dell’utenza complessiva.

Sono stati 605 i pazienti curati con la chirurgia laparoscopica, di cui è responsabile Paolo De Meis e si svolge nell’ambito della chirurgia generale diretta da Maurizio Tempesti, consistente in piccoli ‘buchi’ anziché con l’apertura totale dell’addome, che consente di creare meno sofferenza per il malato, degenze più brevi e recuperi più veloci.

I soggetti operati nell’arco degli ultimi 6 anni erano affetti non da un semplice sovrappeso, che può essere trattato anche con diete e altre cure, ma dall’obesità patologica che arriva a superare anche i 200 chili, abbassando in maniera drastica la qualità di vita delle persone. Inoltre, nonostante la criticità di questo genere di pazienti, soggetti a dieci volte di più rispetto ad altri a complicanze cardiologiche, l’ospedale di Sulmona non ha contato un decesso durante la sua attività.

Oltre al pallone intragastrico (collocato nello stomaco per dare un senso di riempimento), per ridurre l’eccessiva adiposità viene praticato anche il bendaggio gastrico (che rallenta la frequenza di assunzione di cibo e che registra il più alto numero di interventi 243), la plicatura gastrica (riduzione del volume dello stomaco), la sleeve gastrectomy (volume gastrico ridimensionato e ‘modellato’ come un tubulo) e il by-pass gastrico. I pazienti curati hanno un’età che va dai 18 ai 60 anni e per quasi due terzi sono rappresentati da donne.

“Siamo l’unico ospedale in Regione”, dichiara De Meis, “ad aver avuto la certificazione della Sicob che rappresenta un premio alla qualità del lavoro svolto e alla sinergia che ha unito reparti e servizi dell’ospedale”.

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