L’Aquila, Bersani a Berlusconi: “gli aquilani non sono terremotati di serie B”. La replica di Bonaiuti

terremL’Aquila. Doveva essere il giorno del silenzio, del rispetto, del ricordo, del dolore, della speranza. Il dibattito politico, tuttavia, non conosce soste e si scatena, proprio oggi, a margine di una lunga giornata che si avvia alla conclusione.

Non faremo sprechi come in Umbria”. Questa frase è stata rilasciata dal premier Silvio Berlusconi durante un’intervista e subito ha scatenato la replica del capo dell’opposizione, Pierluigi Bersani, intervenuto telefonicamente allo speciale che l’emittente Youdem.tv ha dedicato al terremoto dell’Aquila ed alla ricostruzione.

“Vorrei che fosse chiara una cosa” ha detto il segretario del Pd, “gli aquilani non sono terremotati di serie B. Dobbiamo dare loro la certezza che saranno trattati come gli altri terremotati. C’è ancora un’emergenza aperta per tantissime famiglie. Invito il centrodestra a non cantare vittoria sui risultati delle elezioni provinciali. C’è una differenza evidente fra le città del cratere ed il resto della provincia. Dalle elezioni è emerso tutto il disagio delle popolazioni colpite”.

Secondo Bersani, è necessario ora ”guardare avanti ed affrontare il sisma abruzzese come gli altri che si sono avuti nel passato, estendendo ai terremotati le misure e gli aiuti che erano stati previsti in altre analoghe circostanze. Insomma quello che ha distrutto L’Aquila non può essere considerato un terremoto di serie B, facendo l’esempio che se altri non pagavano le tasse ora non le devono pagare neanche questi terremotati”.

Alla domanda se per la ricostruzione basteranno 7-8 anni, come ha affermato il Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, Bersani ha risposto che “in questa vicenda c’è stato un limite. E’ l’unico caso tra i terremoti che abbiamo vissuto, senza legislazioni nazionali o regionali che riuscissero a collegare la fase della prima e della seconda emergenza con quella della ricostruzione. Questo è stato un guaio. Si è stressato il termine della prima emergenza, sono state date alcune primissime risposte parziali e adesso il problema è che ci troviamo in una fase in cui l’emergenza è ancora aperta per tantissime famiglie e non c’è stato un percorso lineare che mettesse le basi per un primo approccio alla ricostruzione. Io non so quanti anni ci vogliono, ma l’importante è fare per bene i primi passi. L’Aquila è un fatto unico: bisogna allestire dei meccanismi di progettazione, di ricostruzione che non hanno precedenti. Questo deve essere impostato e non si può scaricare sugli enti locali a loro volta terremotati. Bisogna preoccuparsi di ridare un minimo di vitalità alle attività economiche. Bisogna dare qualche certezza: che questa gente venga trattata come gli altri terremotati. Se gli altri non pagavano le tasse non le devono pagare neanche questi! Se gli altri avevano davanti una legge nazionale sulla ricostruzione la devono avere anche questi! Io sono molto sospettoso quando sento frasi del tipo non faremo sprechi come si è fatto in Umbria. Ma di cosa si sta parlando? Mettono già le mani avanti? Questo è un terremoto e deve essere trattato come gli altri: non sono terremotati di serie B. Questo è un punto che non è stato chiaro fin dall’inizio e che si deve assolutamente recuperare”.

E non tarda ad arrivare la contro-replica di Paolo Bonaiuti, portavoce del presidente del Consiglio.

”Ma come può la sinistra parlare di serie A e B di fronte a un disastro come quello dell’Abruzzo? Bersani dovrebbe riflettere seriamente su tutto quello che è stato fatto e si sta facendo per quelle popolazioni”.

Nel giorno del lutto e del dolore, il dibattito politico non accenna a fermarsi.

Marina Serra


 

 

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