Ospedale Atessa, intervengono Borrelli e Flocco

Atessa. Il sindaco e il presidente del consiglio comunale di Atessa: ” L’ultima fase della vicenda ospedale è stata gestita male dalla Regione, ma si può e si deve rimediare”.

“Sull’ospedale si possono dire tante cose, ma pensiamo di aver messo un punto fermo. Il punto fermo sta nella documentazione che è stata presentata da noi -con l’aiuto dell’Agenzia sanitaria regionale e della ASL chietina- per dimostrare che (all’interno della legislazione vigente) abbiamo diritto a questo riconoscimento. Questo è il nostro punto di forza.

Ora gli elementi forniti dalla Regione a Roma, al Tavolo di monitoraggio, hanno bisogno di spiegazioni e integrazioni, devono essere completati? La “tabella C” (che contiene, per Atessa, anche la Riabilitazione ex art.56) va allineata alla delibera di giunta del 25 ottobre 2018, che non la prevede? Va riscritta la programmazione della rete ospedaliera abruzzese (di cui Atessa è solo un piccolo capitolo) perché quella presentata finora non va bene? Qualcuno ha sbagliato? Se gli atti vanno corretti e riallineati, toccherà alla nuova giunta regionale fare le valutazioni e gli interventi necessari.

Noi abbiamo lavorato su una indicazione, su un ordine del giorno approvato all’unanimità, il 6 novembre del 2017, da tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale: seduta importante alla quale hanno partecipato tutti i sindaci del territorio. Fu invaso il nostro consiglio dalle fasce tricolori. Noi a quel mandato siamo rimasti e siamo fedeli e cerchiamo di portare avanti quella richiesta che il consiglio comunale ha fatto alle autorità regionali. Siamo garanti di quella richiesta: qualcosa c’è stato e non si può negare, perché è stata sospesa la riconversione verso il presidio territoriale (verso il famoso “ospedale di comunità”, che a qualcuno interessava). Atessa è stata ricompresa nella nuova programmazione della rete ospedaliera. Stanno lì le delibere di giunta! L’ultima fase poteva essere più rapida e gestita meglio dagli amministratori regionali uscenti? Sì, certamente. Del verbale dell’ultimo Tavolo di monitoraggio, siamo venuti a conoscenza dopo le elezioni, ed è un fatto grave non aver risposto, come richiesto, entro il 15 gennaio, alle osservazioni del ministero della Salute, che riguardano, oltre Atessa, le incongruenze soprattutto degli ospedali maggiori, Chieti-Pescara e L’Aquila-Teramo. Ci viene detto adesso che il dipartimento regionale della Sanità ha chiesto al ministero una proroga, per inviare la risposta, in considerazione del fatto che si era alla vigilia dell’appuntamento elettorale. Comunque sia, si può e si deve rimediare!

La “tabella C” (che indica quali sono le discipline e le Unità operative dei singoli ospedali) va corretta perché per l’area disagiata di Atessa non è prevista la Riabilitazione? Non dovrebbe essere difficile provvedere. Tutte cose che si possono fare e precisare. Ma da lì (dalla documentazione di base che apre la strada al riconoscimento del presidio ospedaliero del nostro territorio) non si può tornare indietro.

Se qualcuno pensa di cancellare quel risultato, va fermato. Noi non ci siamo attribuiti nessun merito, non ci siamo messi nessun fiore all’occhiello. Abbiamo lavorato per portare avanti la richiesta del nostro consiglio comunale. Ed è un fatto importante aver ottenuto che la Regione rivedesse i propri atti programmatori su Atessa. Se, lungo questo percorso, non si arriva al risultato finale (che è quello di avere concretamente non solo il pronto soccorso e l’area medica, che hanno riaperto, ma anche l’area chirurgica, che va a completare la struttura esistente) noi faremo una sola cosa: ci rivolgeremo ai cittadini, li chiameremo a scendere in piazza e a manifestare, con noi, seguendo una sola parola d’ordine:”sinistra, destra l’ospedale resta!”. Non è solo uno slogan; è la linea che ci ha sempre ispirato e che ci ha portato comunque a rimettere sul piede giusto una battaglia che era persa. Perché l’ospedale -checché se ne dica- per colpa del centro destra e per colpa del centro sinistra era stato progressivamente smantellato e chiuso. Quando si tolgono le emergenze/urgenze (questo è successo nel 2013) o viene riconvertito in PTA (una cosa era stata fatta dal centro destra e l’altra dal centro sinistra) è evidente che l’ospedale non esiste più. Non esiste più anche perché c’è una legge nazionale che impone alcuni parametri: noi abbiamo detto che la nostra richiesta è giusta e documentata, ma è una eccezione all’interno della legislazione vigente.

Siamo anche tranquilli e fiduciosi perché la campagna elettorale, in Abruzzo, da parte delle forze politiche che oggi governano a Roma, qual è stata? “Riapriremo tutti i piccoli ospedali”, hanno detto i leader nazionali della Lega e del M5S. Ci fa piacere per Guardiagrele, Casoli, Gissi, Tagliacozzo e Pescina, per tutti quegli ospedali che sono stati chiusi nel 2011. Noi non siamo chiusi, siamo aperti: dobbiamo solo completare un percorso. Se poi arriva qualcuno che, a livello nazionale, rivede la legge Lorenzin, riapre tutti i piccoli ospedali, noi non possiamo che esserne felici e dire: «Bravi!». Aspettiamo ma, intanto, difendiamo quello che faticosamente abbiamo cercato di portare avanti e chiediamo alla nuova giunta regionale di valutare, con noi, la situazione di Atessa e rispondere positivamente a una richiesta sostenuta da tutte le forze politiche e dai sindaci del territorio”.

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