D’Amico: ‘La vicenda dei lavoratori del Cotir di Vasto è lo specchio dell’inefficienza del Governo regionale’

Chieti. “Il nostro gruppo esprime l’umana solidarietà e vicinanza ai lavoratori del Cotir di Vasto ed alle loro famiglie in sofferenza per i 13 stipendi arretrati da riscuotere e denunciamo la grave inefficienza del governo regionale di Gianni Chiodi & company il cui assessore delegato, piuttosto che agitarsi e replicare stizzito alle giuste accuse dei sindacati, scarica sui dirigenti regionali la mancata erogazione dei contributi con la ridicola giustificazione che il tutto dipenderebbe dalla loro appartenenza politica a formazioni avverse alla sua”.

Così in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “E’ una dichiarazione arrendevole di un uomo che ha prodotto molti annunci durante il suo mandato ma con pochi risultati concreti per la comunità Abruzzese. La proroga che l’intero governo e consiglio regionale si sono dati, oltre che sostanziare sei mesi di lauti stipendi e privilegi per i diretti interessati, dovevano essere utili per dare risposte alle tante, troppe esigenze restano aperte nel territorio; la vicenda dei lavoratori del Cotir di Vasto manifesta l’esatto contrario.
La Provincia di Chieti, in linea con il processo di riforma in corso, ha da tempo deliberato l’uscita dal Cotir mettendo in vendita le proprie partecipazioni ancora non acquisite da terzi ma, nel passato, più volte ha dato contributi straordinari per consentire la naturale ed importante attività di ricerca prodotto da questo importante centro di ricerca nel settore dell’Agoalimentare; in questi anni dal governo di centrodestra alla regione abbiamo avuto solo annunci per i centri  di ricerca senza una chiara strategia futura per renderli utili, autosufficienti e sinergici tra loro. Attualmente noi esprimiamo vicinanza alle maestranze e rivolgiamo ufficiale appello al presidente Enrico Di Gisueppantonio affinchè si facci carico della vicenda ed esperisca ogni utile tentativo per porre fino a quasto infinito calvario”.

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