Ortona, un contenzioso del secolo scorso

Ortona. Una intricata vicenda politica-amministrativa che evidenzia le parole grottesche di politici che raccontano una storia a metà. Infatti la ricostruzione di Tommaso Coletti sulla vicenda dell’esproprio di un terreno nella zona Peep risalente al 1988 e conclusa con il riconoscimento del debito fuori bilancio nello scorso Consiglio comunale, per un già consigliere comunale, veterano dell’assise civica ortonese, si ferma tra il 2008 e il 2009.

“Come ho già sottolineato – dichiara il sindaco Leo Castiglione – questa amministrazione ha dato alla città un chiaro segnale di responsabilità, cosa che nella passata amministrazione è mancato soprattutto per l’assenza di una maggioranza. Nel periodo a cui si riferisce Tommaso Coletti, ricoprivo il ruolo di assessore al Sociale e non mi occupavo certo di contenziosi o ricorsi ma comunque come ho già detto ci sono organi istituzionali e sovra comunali che si occupano di valutare l’operato degli amministratori, a questi ci rivolgeremo per recuperare gli eventuali errori commessi da amministratori (compreso il sottoscritto) e dirigenti comunali. Le commissioni consiliari di inchiesta sono utilizzate solo per fare politica o annunci di buone intenzioni, come la passata amministrazione D’Ottavio ricorda bene con la commissione sulla vicenda parchimetri, votata in Consiglio comunale e mai istituita”.

Sulla vicenda della sentenza eredi Seccia va chiarito che il contenzioso non avrebbe avuto modo di svilupparsi se il Comune avesse rispettato la convenzione amichevole sottoscritta all’epoca dallo stesso Tommaso Coletti, quale rappresentante del Comune. Allora l’ente si impegnava a versare al proprietario dell’area espropriata un primo acconto del 40%, rimessa regolarmente effettuata e liquidare il rimanente 60% entro 60 giorni dalla stipula dell’atto pubblico che sarebbe avvenuto non più tardi del 31 dicembre 1988. Secondo gli accordi sottoscritti dall’allora amministratore Tommaso Coletti il privato entro i primi mesi del 1989 avrebbe dovuto ricevere i 396.386.500 delle vecchie lire. Ma all’acconto non è seguita la liquidazione e quindi la vicenda si è aggravata con il giudizio promosso dagli eredi Seccia nel 1998 che in mancanza del saldo hanno chiesto la restituzione dei terreni e la rivalutazione dell’accordo. È importante ricordare che nei vari passaggi giudiziari la costituzione in giudizio nel giudizio d’appello poteva essere fatta dal Comune fino alla data del 23 aprile del 2014, e in quel periodo amministrava la giunta D’Ottavio. Anche in questo caso non si conoscono le ragioni della mancata costituzione.

“Capisco che qualcuno è impegnato in una continua campagna elettorale – continua il sindaco Castiglione – ma i documenti fanno la storia della città e non vanno fatti conoscere a seconda della convenienza. Quando la mia amministrazione si è insediata abbiamo aperto un fascicolo già istruito dal commissario che individuava una parte della somma da corrispondere a fronte di un debito riconosciuto da una sentenza passata in giudicato e notificata nel maggio 2015 su cui poi è stato avviato anche il giudizio di ottemperanza con il ricorso ai giudici amministrativi. Non abbiamo lasciato questa gravosa decisione ad altri dimenticando il fascicolo in qualche cassetto ma abbiamo agito nell’interesse della collettività che si libera di una zavorra debitoria che nel corso di quasi trent’anni si è quintuplicata”.

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