Chieti, ordine del giorno su emergenza occupazionale della sanità privata

presentazione_ordine_del_giorno_su_sanit_privata_chietiChieti. Nel prossimo consiglio comunale di Chieti, verrà discusso un ordine del giorno sull’emergenza occupazionale della sanità privata.

Nell’ordine del giorno, il sindaco viene invitato a farsi promotore verso la Regione (il commissario ad acta) con lo scopo di avviare l’istituzione di un tavolo tecnico regionale con tutte le parti interessate, così da affrontare tutte le criticità della sanità privata con l’obiettivo della tutela dei livelli occupazionali; di porre in essere tutte le iniziative utili affinché la Regione Abruzzo possa revisionare le scelte commissariali, attuate e da attuare, che potrebbero gravare sulla già grave situazione occupazionale della sanità privata nel territorio e nella Regione Abruzzo e di attivarsi alla Regione affinché assuma decisioni importanti che garantiscano le eventuali riduzioni occupazionali provenienti dai tagli alla prestazioni sanitarie.
“Ci sono stati degli sviluppi per la sanità in Abruzzo – ha spiegato il presidente del Consiglio Comunale di Chieti, Marcello Michetti – che potrebbero avere delle pesanti ricadute sull’occupazione. Considerando che già con la vicenda della Provincia si perdano diversi posti di lavoro con la perdita degli uffici, non possiamo permettere che ci sia anche l’aggravamento di questa situazione. Al sindaco va un’ulteriore patata bollente tra le mani”.
“Abbiamo fatto una riunione dei capigruppo – ha aggiunto il consigliere Mario De Lio – per questa emergenza. Ringrazio il sindaco che si è reso disponibile nell’immediatezza e l’assessore al Lavoro che si è adoperato. Un ringraziamento va anche alle associazioni sindacali che hanno lanciato un grido d’allarme già un po’ di tempo fa. Questo a Chieti è un problema sentito perché già c’erano dei problemi occupazionali che ora si aggravano perché ci sono dei tagli lineari. Si vuole tagliare lo 0,5% sul consuntivo del 2011, questo comporterebbe dei dati falsati. Un secondo aspetto è che su un preventivo di 139 mila euro che la sanità privata doveva fare, si sono riscontrati 13 milioni in meno. Negli ultimi anni c’è già stata una riduzione di 32 milioni e di 140 posti. Viste le varie vicende negative che si sono venute a creare come quelle della Burgo e della Sixty verso le quali il Consiglio è stato molto sensibile, non potevamo non intervenire su questo problema. Non c’è solo l’assistenza sanitaria ma anche quella riabilitativa e anche qui avremmo perso diversi posti letto. La spending review deve essere ad invarianza di servizi ai cittadini, invece in questo modo c’è un taglio lineare. Questo mette in difficoltà tutti i datori di lavoro e mette in difficoltà anche l’erogazione dei servizi. Il nostro intento è quello di invitare il sindaco a fare un tavolo regionale dove si discutano le criticità a livello sanitario affinché non si facciano tagli anche all’occupazione. La sanità non è un’industria, è un qualcosa dove si dà assistenza e si tratta con le persone”.
“Indubbiamente la spending review ci sta mettendo in grande difficoltà – ha detto Leonardo De Gregorio di Ugl – e sta toccando anche la sanità. Non sappiamo ad oggi che fine farà la proprietà di Villa Pini. Questa situazione non può che preoccupare perché se la proprietà va fuori, dal 1 gennaio il Comune di Chieti sarà chiamato a far fronte a delle problematiche molto forti. Tutto quello che non riesce a fare la sanità pubblica viene recuperato dalla sanità privata. Quindi dobbiamo cercare di fare di tutto per salvaguardare Villa Pini. Credo che Ugl sarà a fianco delle istituzioni per rimuovere questa timidezza degli organi superiori. Bisogna trovare delle soluzioni concrete affinché la situazione non si aggravi ulteriormente. Per me la sanità deve essere pubblica e privata al tempo stesso”.
“C’era stata la vicenda della giunta Del Turco – ha concluso Domenico Rega della Uil – ed ora il presidente Chiodi è stato nominato commissario ad acta, quindi si gestisce la sanità pubblica e privata con dei decreti commissariali. L’unica cosa sulla quale potremo agire è lo sciacallaggio su quei pochi risparmi. Risparmiare sulle disgrazie altrui, com’è accaduto per il terremoto, mi sembra un qualcosa di assurdo. Un’azienda che ha 500 lavoratori si ritrova a perdere 2 milioni in meno di tre mesi. Chi paga alla fine è sempre il lavoratore dipendente. Non ci si deve affidare ai commissari”.

 

Francesco Rapino

 


Impostazioni privacy