Chieti, le finalità dell’Odg sul gioco d’azzardo

illustrazione_odg_gioco_dazzardo_chietiChieti. “Ringrazio gli addetti ai lavori del Comune che hanno messo in evidenza un problema che non è solo di Chieti. Abbiamo incontrato gli addetti del Comune ed il SerT e c’è stata la concertazione con la prospettiva di arginare almeno il problema. Il problema è serio, è nuovo e rappresenta una delle problematiche sociali, quindi c’è tutta la nostra disponibilità. Sicuramente torneremo sul problema e saremo più preparati per dare più aiuto possibile”.

È quello che ha detto il consigliere del Comune di Chieti, Marco Di Paolo, all’illustrazione delle finalità dell’Odg “Il gioco, l’Azzardo, la malattia”, presentato dallo stesso consigliere Di Paolo ed approvato nell’ultimo Consiglio Comunale.
“L’Italia – ha spiegato il presidente dell’associazione Onlus Centro Sociale Papa Giovanni Paolo XXIII – è uno dei primi paesi nel mondo per reddito pro capite per le spese per il gioco d’azzardo. Come coordinamento nazionale abbiamo accolto più di mille persone su oltre 6 mila richieste d’aiuto. Il gioco d’azzardo arriva in Italia intorno al 1500 e nel 1576 viene formalizzato con il lotto, da allora viene continuamente vietato e riammesso. Nel 1930 nel Codice Penale viene definito come gioco sul quale si puntano e ci sono in palio dei soldi e per il quale è richiesta fortuna e non abilità (intellettiva, ecc.), poi viene vietato ma con riserva. I Governi hanno avuto un’attenzione particolare a dare deroghe al gioco d’azzardo. Nel 2009 l’Italia ha un fatturato legato al gioco d’azzardo per quasi 54 milioni di euro, quasi il triplo delle nostre vicine Francia e Svizzera. Questi dati fanno capire quanto in Italia il fenomeno sia importante. Da un lato in Italia crescono le difficoltà economiche e paradossalmente le famiglie spendono sempre di più per il gioco d’azzardo. L’Abruzzo è la terza regione italiana dove si gioca maggiormente (dietro Lazio e Campania). Si tratta di cifre importanti, elevatissime per ogni cittadino. Dal 2005 ad oggi il fenomeno è diventato sempre più capillare, giocano di più quelli che hanno una scolarizzazione più bassa ed un lavoro precario”.
“Ringrazio Matteo per la sua presenza – ha aggiunto l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Chieti, Emilia De Matteo – ed il Comune di Chieti per la sua attività che ha portato all’attenzione questo argomento. Il Consiglio Comunale ha voluto incominciare a tessere un discorso non solo dove c’è una dipendenza acclarata. La giunta sta costituendo un tavolo tecnico. Noi abbiamo dato seguito all’Odg così come il Consiglio lo ha approvato, ma quello che interessa è costituire un tavolo tecnico per lavorare in sinergia e poter andare ad operare attraverso dibattiti e convegni a livello nazionale. Il gioco d’azzardo è una dipendenza come quella da alcool o da sostanze stupefacenti. L’obiettivo è quella delle prevenzione. Vogliamo iniziare l’attività di conoscenza di questo problema in modo da dare un segnale forte per far smuovere le istituzioni”.
“Voglio fare un plauso a questa importantissima iniziativa – ha affermato l’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Chieti, Giuseppe Giampietro – e voglio complimentarmi per la specificità e la semplicità con la quale Matteo Iori ha trattato questo problema. Con la Provincia cerchiamo di intraprendere un percorso sinergico coinvolgendo anche le scuole facendo prevenzione, cosa che in questi casi è fondamentale. È importante che si cerchi di percorrere un percorso sinergico ed efficace”.
“Il problema a livello sanitario – ha concluso la responsabile del SerT, Vincenza Fusco – sta emergendo in maniera molto forte negli ultimi tempi, per questo motivo l’assessore De Matteo faceva riferimento ad un problema a livello nazionale. Importante è la collaborazione tra le varie istituzioni e tra i vari Enti. Occorre personale dedicato, luoghi dedicati, una preparazione più specifica nel settore ed una collaborazione tra Enti presenti sul territorio, attualmente ci stiamo lavorando. Nel territorio regionale, nel 2011 abbiamo seguito 14 persone che hanno avuto questo problema, dal 2010 ne sono 30”.
Francesco Rapino

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