Uffici caccia e pesca Chieti, Febbo e Vitale: ‘Regione ha messo una pezza a colori’

Chieti. Mauro Febbo ed Emiliano Vitale tornano sulla vicenda uffici di caccia e pesca della Provincia di Chieti.

‘Con un provvedimento si prova a mettere una “pezza a colore” all’ennesimo scippo che ha visto prima Chieti sede amministrativa di un importante servizio scippata di attività come quelle di caccia,pesca e funghi, già precedentemente denunciato. Pezza a colori che offende, mortifica ed umilia la Città e la sua Provincia.

Infatti da oggi campeggia sulla porta di detto ufficio provinciale, che è utilizzato da almeno 9.000 utenti, un cartello che dice che a Chieti rimarrà aperto per due giorni a settimana e a Vasto per tre, peggio di una misera carità di facciata, quasi per poter dire non abbiamo tolto nulla, anche perché su Vasto l’ufficio operava tutti i giorni e su Chieti si riduce a due giorni a settimana, con un solo addetto che farà la spola.”

I due consiglieri forzisti aggiungono: “Una “pezza a colori” ad un brutale eliminazione dell’ufficio caccia e pesca che dopo quello relativo, sempre provinciale, dell’ambiente si assiste al loro ed ancora assordante silenzio, asservito e totale da parte del PD (ed affini) di Chieti verso la questo governo regionale del PD.

Persino il cons. regionale Camillo D’Alessandro si era detto fortemente contrario e aveva chiesto la cancellazione a questa ennesima bruttura ai danni del territorio, mentre i loro preferiscono essere vassalli sciocchi del “capo supremo”.

Febbo e Vitale concludono: “Infatti se fossero stati, prima che amministratori che tutelano la propria città, cittadini attivi si sarebbero accorti degli uffici provinciali, di settori importanti per i territori provinciali, nonostante l’aberrante riforma Delrio Renzi Boschi gli uffici che erogano servizi ed assistenza ai cittadini sono rimasti nei rispettivi capoluoghi di provincia: 3 all’Aquila, 1 a Teramo e quelli per la provincia di Chieti a Pescara, ed è questa DISPARITÀ CHE NON PUO’ ESSERE ACCETTATA E TOLLERATA, E NON È IL PRIMO CASO”

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