Chieti, crisi Sisty. Carbone (Fli): necessario intervenire, a rischio 250 posti di lavoro

alessandro_carboneChieti. “Nel giro di due anni sono a rischio 250 posti di lavoro nello stabilimento teatino”. Così Alessandro Carbone di Futuro e Libertà di Chieti torna sulla crisi che ha investito la nota azienda Sixty.

“La crisi morde ancora la provincia di Chieti” sottolinea in proposito il politico, “i dati del secondo trimestre sulla disoccupazione danno un aumento in termini  percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e conforta poco il guadagno di un punto sul trimestre precedente, gli «effetti devastanti» della crisi agiscono sia sull’aumento del tasso di disoccupazione che sulle persone in cerca di lavoro.?Il problema è che questi dati sono in percentuale al di sopra della media nazionale”. La crisi della Sixty, secondo Carbone, si spiega anche con la particolare struttura del settore molto esposto alla concorrenza estera. Da un lato la crisi di un azienda così importante che impatta significativamente sul territorio ha riflessi sulle piccole imprese legate all’indotto e dall’altro diminuisce fortemente il potere di acquisto delle famiglie.

A questo punto, secondo Carbone, “diventa necessario mettere sul tavolo un patto per lo sviluppo.?Il patto è importante perché supera la logica della contrapposizione e della disputa ideologica. Penso anche che in quel patto sia necessario porre l’accento sull’innovazione, ma per funzionare deve avere una conferenza permanente sul lavoro aperta agli amministratori locali, politici di minoranza compresi, ai sindacati e al mondo imprenditoriale. Bisogna incentivare il polo tessile e questo significa dare una risposta concreta ad aziende che hanno bisogno di elevare il livello qualitativo nella produzione e nel marketing, ma anche stimolare la mentalità di partenariato, finora poco praticato nel tessile aprendosi a  Cna, Confartigianato e Confindustria. A questo punto sarebbe  opportuno porsi obiettivi precisi, avendo bene in mente le risorse disponibili, sia statali che comunitarie. C’è bisogno poi di un rapporto serio e lungimirante tra le istituzioni e le banche. Infine è necessaria una riflessione sui temi della crescita economica che coinvolga tutti, non solo la politica”.

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