Chieti, “Se non ora quando?”: l’indignazione dell’assessore De Matteo

angelafinocchiaroChieti. Una mobilitazione nazionale che domani vedrà scendere in piazza un numero, al momento indefinibile, di donne per restituire dignità alla figura femminile, fortemente compromessa dalle ultime vicende politiche. Una “protesta” dalla quale prende le distanze Emilia De Matteo, assessore alle Pari Opportunità al Comune di Chieti.

“Come donna” scrive in una nota “sono indignata da questa mobilitazione promossa da chi, ieri, scendeva in piazza perché voleva il divorzio e la pillola abortiva ed ha finito con lo sfaldare il concetto di famiglia, immolandolo sull’altare della parità dei diritti e della libertà della donna. Le stesse donne, ragazze di ieri, sono tornate a protestare e, come nel ‘68, anche oggi sono ostaggio di uomini incapaci di assumere decisioni e senza credito politico che le usano strumentalmente per colpire l’avversario che non riescono a sconfiggere secondo le regole democratiche. Ma, all’indignazione di donna si aggiunge la pena di madre nel vedere giovani ragazze, imbevute di quelle ideologie che la storia ha giudicato e condannato senza appello, inscenare proteste e gridare ipocriti slogan puritani ed illiberali che fanno riferimento alla mercificazione del corpo della donna”.

E si chiede: “Quante volte sono scese in piazza per protestare contro la violenza all’interno delle mura domestiche o sui posti di lavoro? Se non ora quando … lo faranno? Mai, perché quel tipo di violenza, fisica e morale della donna, non ha interesse per i fini politici della sinistra italiana. Se le donne che domani insceneranno l’ennesima manifestazione strumentale avessero il coraggio di sottrarsi al giogo politico, si renderebbero conto che è inutile scendere in piazza, vestirsi di bianco o reclamare indignazione, magari finendo con l’affermare il contrario di quanto affermavano fino a ieri. Per trarre il meglio dall’attenzione che viene riservata al mondo femminile serve liberarsi da convenienze ed ipocrisie del momento, siano esse politiche o no. Si renderebbero conto, ad esempio, che il mercimonio del corpo della donna ha avuto inizio con la libertà sessuale, con la negazione di ogni regola e con l’abbattimento di tutte le consuetudini. Da quel momento si è avviata una spirale discendente che ha prodotto una distorsione all’interno del mondo femminile lanciato a tutta forza verso l’illusorio, ma innaturale, tentativo non tanto di prendere il posto dell’uomo, ma addirittura di diventare un uomo”.

Ma le vere ragioni della mobilitazione di domani sono altre, secondo De Matteo. “L’assurda e variegata ammucchiata di politicanti della Prima Repubblica, che tiene insieme personaggi come Casini, Fini e D’Alema, uomini per cui la politica era ed è l’unica fonte di guadagno, ha scatenato un’offensiva senza pari nell’unico interesse di difendere le proprie posizioni privilegiate, messe in pericolo dal vento del cambiamento che spira in Italia, utilizzando strumentalmente le donne in questa che è solo una guerra politica”.

La replica di Francesca Fraticelli. “Le donne che domani scenderanno in piazza per dimostrare la propria indignazione nei confronti di un sistema costruito sul corpo delle donne sono le stesse che dovrebbero essere tutelate e rappresentate dall’impegno e dal lavoro di chi ha la delega alle pari opportunità. Ovvero, da chi ha l’obbligo di  garantire eguali diritti a uomini e donne per l’accesso al posto di lavoro, alla retribuzione e alle cariche elettive (Cost. artt. 37-51), rimuovere i pregiudizi che spesso serrano le categorie del maschile e femminile dentro logiche che rendono maggiormente precarie le condizioni delle donne.Come possono queste sentirsi rappresentate da chi ha semplificato in una breve nota dattiloscritta la lunga storia delle battaglie che ha portato all’affermazione dell’autonomia e della libertà? Come possono sentirsi tutelate da chi afferma che il valore della famiglia sia stato sacrificato per il raggiungimento di diritti civili che hanno eguagliato il nostro Paese alle maggiori democrazie dell’Occidente?
Le affermazioni fatte dall’assessore De Matteo dovrebbero scandalizzare tutte le donne del Centrodestra perché il ruolo, i diritti, la dignità delle donne non possono essere strumentalizzate da un dibattito politico che ruota attorno alle vicende scandalose che hanno coinvolto il Presidente del Consiglio. Le donne domani scenderanno in piazza per rivendicare un sistema Paese in grado di offrire opportunità di crescita e miglioramento della qualità della vita per tutti. Le donne scenderanno in piazza per testimoniare un modo diverso di fare politica, per ricordare a tutti, istituzioni comprese, che privilegi e regalie offerte in cambio di prestazioni di vario tipo offendono l’intelligenza delle donne e le capacità degli uomini. Questa è una riflessione che non può essere chiusa dentro l’etichetta partitica, ma dovrebbe nascere da quelle donne che oggi hanno maggiore spazio nei media perché chiamate a difendere un sistema che le usa e consuma. E’ una riflessione che dovrebbe partire da chi è preposto alla tutela e alla garanzia delle pari opportunità, che, nel momento in cui cade nella trappola della sterile polemica falso-ideologica, dovrebbe riconoscere di aver fallito nel proprio ruolo e di aver indirizzato inutilmente i propri sforzi nel tentare di gridare più forte di una piazza che con grande dignità difende anche i suoi diritti di donna”.

 

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