Lanciano, Paolini e Di Giuseppantonio sostengono il no all’Abruzzo petrolchimico

piattaforme_marine_1_bigLanciano. Una manifestazione contro la petrolizzazione dell’Abruzzo. È quella organizzata dall’associazione “Nuovosensocivico” e patrocinata dal Comune di Lanciano e dalla Provincia di Chieti per protestare al progetto di petrolizzare il 50% del territorio nostrano.

“In tutto l’Abruzzo” commentano in merito il sindaco Filippo Paolini e il presidente Enrico Di Giuseppantonio “l’attività petrolifera è già molto forte. A breve entreranno in funzione altri 15 pozzi offshore, ma nessun Comune ha mai visto i risultati economici di questa pseudo ricchezza. Solo pochi hanno goduto e godono di vantaggi economici legati alle attività estrattive, tutti gli altri abruzzesi avranno solo aria e cibo inquinati, in pratica l’anticamera per patologie tumorali”.

Il riferimento è alla composizione del petrolio abruzzese, definito tecnicamente “petrolio amaroper la sua scarsa qualità, essendo composto di zolfo e di altri elementi che lo relegano agli ultimi posti nella graduatoria della qualità definita dall’Istituto Governativo Americano per il Petrolio. Stando a quanto affermato dai due politici, si tratterebbe, insomma, di un tipo di petrolio che con estrema difficoltà permetterebbe la produzione di benzine: da esso per lo più si potrebbe ricavare, infatti, solo olio combustibile.

Non solo. Sembra che, per essere trasportato, il petrolio amaro necessiti di una prima lavorazione in loco (desolforazione), che può  essere fatta su Centri Oli galleggianti, come previsto per Ombrina Mare o direttamente sulle piattaforme, immettendo nell’aria ingenti quantità di idrogeno solforato ed altri inquinanti, senza la possibilità di alcun controllo da parte delle autorità locali essendo esse off-shore.

“L’estrazione del nostro petrolio non è una necessità nazionale” continuano Di Giuseppantonio e Paolini, “ad esso sono interessate piccole società straniere che, non potendo partecipare alle grandi campagne di ricerca mondiali, puntano a diventare proprietarie del petrolio abruzzese in cambio di irrisorie royalties rilasciate allo Stato. La trasformazione della Regione in distretto petrolifero degraderà inesorabilmente lo sviluppo abruzzese, fondato su agricoltura, turismo e industria manifatturiera. Fermiamo questo scempio, così come sono riusciti a fare in Veneto, in Piemonte, in Toscana ed in Brianza dove i sindaci, ponendosi alla testa di un vasto movimento popolare, dopo aver raccolto 50.000 firme, sono riusciti a bloccare la realizzazione di due nuovi pozzi petroliferi e dei relativi impianti connessi”.

I due politici invitano, pertanto, gli abruzzesi a partecipare alla manifestazione che si terrà a Lanciano il prossimo 30 maggio, assieme alle associazioni, i movimenti, gli studenti, i sindacati, i partiti politici, le categorie produttive.

Il raduno è previsto alle ore 17,00 in via Masciangelo (Quartiere Santa Rita) da dove partirà il corteo diretto in Piazza del Plebiscito.

Anche la Confesercenti dichiara di aderire alla manifestazione in programma. L’associazione, che è anche tra i soci fondatori del comitato “Abruzzo Rinnovabile” che si batte contro il centro oli di Ortona, spiega le motivazioni dell’adesione sostenendo che “è il momento che le istituzioni comprendano fino in fondo che le scelte strategiche di questi anni sono quelle che determineranno il futuro del nostro territorio. L’Abruzzo ha l’occasione storica, in questa fase, di investire con decisione nello sviluppo del turismo fino a farne il settore primario dell’economia regionale: già oggi il turismo contribuisce, direttamente e con l’indotto, al 15% del prodotto interno lordo abruzzese”.

Il no ufficiale è arrivato quest’oggi dalle parole di Enzo Giammarino, direttore regionale di Confesercenti, che ha sottolineato l’assoluta incompatibilità delle ricerche petrolifere con lo sviluppo economico dell’Abruzzo. “Investire in un settore” ha, infatti, commentato “vuol dire compiere scelte coerenti: il turismo si nutre di immagine, così come di servizi, agricoltura sostenibile, filiera dei prodotti certificati, energie rinnovabili. Con la nostra presenza, ribadiamo anche il “no” ad ogni forma di introduzione del nucleare in Abruzzo, che rappresenterebbe un pericolo enorme per qualunque ipotesi di sviluppo economico diffuso. Diciamo “no” dunque ad un panorama offuscato da ciminiere e torri perforatrici in mare. Ai tanti “no” aggiungiamo però un “sì” convinto: quello alla produzione di energia da fonti rinnovabili, dall’eolico alle biomasse al fotovoltaico. Il futuro è quello pensato da Jeremy Rifkin: non più un solo produttore di energia per tutti, ma tante realtà che producono energia per sé e per la collettività. Un modello che vedrebbe protagonisti le famiglie, i piccoli e medi imprenditori”.

 

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