Cambio divisa infermieri, Febbo: ‘Asl Chieti condannata dalla Corte d’Appello’

Chieti. “Quali azioni sono state intraprese dalla Direzione Generale, dai Dirigenti e funzionari della Asl o dall’assessore regionale alla Sanità dopo la sentenza che obbliga la stessa Asl a risarcire gli infermieri del P.O. di Chieti, che da oggi potranno pretendere la retribuzione del tempo divisa e degli arretrati degli ultimi sette anni?”.
Questa la domanda che il presidente della Commissione Vigilanza e consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo rivolge attraverso una interrogazione scritta al presidente Luciano D’Alfonso e all’assessore regionale Silvio Paolucci. Inoltre la Asl è stata condannata anche al rimborso delle somme arretrate. Una vera e propria mazzata. Infatti Collegio giudicante – spiega Febbo – ha condiviso quanto dedotto dal difensore degli infermieri appellati, confermando che il cambio divisa, in quanto deve necessariamente eseguirsi all’interno degli spazi aziendali, dopo la timbratura del cartellino marcatempo, deve considerarsi un’attività svolta sotto il potere direttivo e disciplinare dell’Azienda datrice di lavoro, pertanto, è un’effettiva prestazione di lavoro, strumentale a quella principale dell’assistenza ai pazienti in reparto, ed il tempo impiegato deve essere retribuito.

“Ancora più urgente – insiste Febbo – sarebbe capire dove e come la Regione Abruzzo intenda trovare le risorse idonee per far fronte alle tantissime richieste risarcitorie che perverranno dagli infermieri e paramedici impiegati presso tutti i presidi ospedalieri d’Abruzzo”. Nel leggere attentamente la sentenza si evince chiaramente come il Sindacato di base sanitario aveva già richiesto nel 2008 al Manager generale Ing. Mario Maresca la possibilità di discutere e contrattare i minuti necessari per turno (tempi vestizione), come orario di lavoro per tutti coloro che devono indossare una divisa per lavorare in ospedale. Una richiesta negata e mai contrattualizzata che oggi invece, imposta da una sentenza della Corte di Appello de L’Aquila, sarà a carico delle casse regionali e quindi degli abruzzesi. Pertanto – conclude Febbo – voglio capire se la Asl, attraverso il suo manager, funzionari e dirigenti hanno attivato azioni o atti amministrativi volti a cautelare sia le casse regionali sia la stessa Asl visto che da oggi si apre un contenzioso oneroso di non poco conto”.

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