Chieti: Di Primio, Di Paolo e Pupillo su riorganizzazione Uffici periferici del Ministero dell’Interno

Chieti. “Sono pronto a qualsiasi cosa pur di difendere Chieti e con essa tutta la sua provincia. La riorganizzazione periferica delle funzioni delle Prefetture-Uffici territoriali del Governo, delle Questure e dei Comandi dei VV. F. non sono un problema di campanile tra Chieti e Pescara. Ritengo giusto che la città adriatica conservi le sue strutture ma io ho tutto il sacrosanto diritto di difendere, con ogni mezzo, la mia città e la mia provincia”.

Lo ha dichiarato il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio.

“Non posso assolutamente condividere l’impostazione del “Regolamento di organizzazione del Ministero dell’Intero” – èrpsegue Di Primio – e non si tratta di campanile. Sono stanco, infatti, di un Governo di centro sinistra che fa il gradasso tagliando le risorse ai Comuni ed intervenendo sui territori con la mannaia senza considerare prima o tentare di capire quali possano essere gli effetti. Sono esausto anche di un partito che si chiama NCD nel quale sono entrato perché volevo e voglio una forza politica alternativa alla sinistra ma che oggi continua a fare da stampella a Renzi e al renzismo. Nel corso del vertice regionale del partito che si terrà domani non potrò fare a meno di effettuare una seria ed approfondita riflessione sulla mia attuale posizione politica”.

Così il capogruppo di Giustizia Sociale, Bruno Di Paolo: “Chieti è vicina al baratro. La chiusura dei principali uffici periferici dello Stato rappresenterà la morte della nostra città. E il sindaco Di Primio non sa far altro che scrivere lettere al ministro che, peraltro, è il leader del suo partito.” Bruno Di Paolo, capogruppo di Giustizia sociale, è un fiume in piena. Ricorda che, quasi un anno e mezzo fa, (comunicato stampa del 16 giugno 2014 allegato) aveva paventato la scure della spending review sul capoluogo teatino, puntualmente arrivata a distanza di mesi. “Al tempo già si respirava aria di tempesta e, attraverso le mie conoscenze romane, avevo intuito i dettami di un disegno politico che penalizzerà oltremodo Chieti e il suo territorio. Ma com’è possibile- chiede Di Paolo- che il sindaco non sapesse nulla dei piani del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, massimo referente del suo partito, Ncd? E’ impossibile, oggi, parlare di fulmine a ciel sereno perché tutti, o quasi, dal momento che Di Primio parrebbe caduto dalle nuvole, sapevano.” Poi il capogruppo di Giustizia sociale critica aspramente le reazioni a caldo del sindaco che ha impugnato carta e penna per scrivere al ministro Alfano e minacciare un’uscita dal Nuovo centro destra. “Basta con queste lettere che finiscono, ogni volta, nel dimenticatoio. E’ necessario che la politica locale, sia di destra che di sinistra, si muova compatta su Roma- aggiunge Di Paolo- per far cambiare idea a chi ci governa.” Anche perché la soppressione di Questura, Prefettura e comando provinciale dei Vigili del fuoco sarebbe solo un antipasto, indigesto, di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi. “Quando Chieti rischierà di perdere altri uffici di emanazione statale. La politica teatina si mobiliti e, per una volta, lasci da parte- afferma Di Paolo- slogan che lasciano il tempo che trovano e, soprattutto, non spostano di una virgola lo stato attuale delle cose. Chieti senza uffici territoriali del Governo morirà definitivamente, senza se e senza ma. La politica deve fare qualcosa per impedirlo”.

Lo storico e politologo Cristiano Vignali dichiara: “Ancora una volta il Governo prende misure contro la cittá di Chieti e la sua Provincia e la nostra rappresentanza politica, dimostra di essere, ancora una volta, assolutamente nulla. Infatti, il Viminale ha predisposto uno schema di Decreto riorganizzando il Ministero degli Interni, che prevederebbe il taglio di 23 Prefetture, tra cui quella di Chieti che verrebbe accorpata a quella di Pescara e quella di Teramo che verrebbe accorpata a L’Aquila. A questo punto non è escluso che alla lunga siano in pericolo anche la Questura e il Comando dei Vigili del Fuoco. L’Abruzzo è in assoluto la Regione più penalizzata d’Italia, al pari del piccolo Molise e si pone, pertanto, il problema della debolezza e della poca influenza della nostra classe dirigente. Ma prima per maggiore chiarezza, dobbiamo fare delle premesse. Dal 1993, stiamo vivendo un momento storico di trasformazione e transizione, una sorta di nuova “Tarda Antichità”, in cui le strutture dello Stato centrale, allora Romano, oggi Italiano, stanno sciogliendosi come neve al sole e intanto masse umane di disperati, ora, come 1600 anni fa, sono alle porte e premono per entrare. La storia, difatti, ha sempre i suoi corsi e ricorsi, anche se con lo sviluppo tecnologico che ha velocizzato le interazioni umane, ora questo processo è cosi veloce che molte persone non se ne sono mentalmente nemmeno rese conto o stentano a crederci. Di questa fase epocale, i nostri politici e amministratori a tutti i livelli devono essere consapevoli e fare una scelta di campo ben precisa, se essere dalla parte della propria città, del proprio Popolo,del proprio territorio o mirare soltanto al proprio tornaconto personale. E la storia che ci impone, in questo momento, una scelta, se essere dimenticati e scivolare via nell’oblio o essere ricordati nella memoria di questa città, di questa terra marrucina che qualcuno vorrebbe finanche brutalizzare e cancellare con un colpo di spugna, mistificandola. A tal proposito, sorge spontaneo chiedersi alla luce delle ultime notizie apparse: dove sono le nostre rappresentanze parlamentari ? Con che criterio si taglia la Prefettura della Provincia più grande demograficamente d’Abruzzo? Anche il nostro Sindaco, Avv. Umberto Di Primio, a questo punto, deve scegliere se restare nell’NCD di Alfano, “alfiere” di questa riforma o stare dalla parte della nostra città; sono certo che il nostro Primo Cittadino sceglierà di stare dalla parte della sua gente. Ma, lo stesso discorso vale per tutti i politici e amministratori a tutti i livelli. Non si tratta di fare solo una battaglia di campanile tra Chieti e Pescara o tra L’Aquila e Teramo, anche se, come diceva Andreotti, “a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si indovina”, allora, forse qualche Parlamentare di Pescara potrebbe aver spinto in tal senso. Si deve invece spiegare il motivo per cui su 23 ipotetici accorpamenti, il 10% viene fatto in Abruzzo. E perché l’Abruzzo è l’unica Regione che prevede un taglio del 50%. A fronte poi di minimi risparmi economici. In una decisione simile non può contare solo il numero di abitanti, ma si dovrebbe anche considerare la complessitá di un territorio prevalentemente montano come quello abruzzese che non può rimanere sguarnito, tanto più in un momento che si annunciano nuovi arrivi di extracomunitari con la necessità, di far sentire maggiormente la forza ed il controllo dello Stato sul territorio. Invece cosa si fa? Si decide, senza alcun senso, di chiudere due Prefetture, di cui una è quella del territorio più demograficamente rilevante (Chieti) e l’altra (quella di Teramo) è a circa 50 km da L’Aquila che ha già fin troppi problemi per il controllo di un territorio montuoso vastissimo, tra l’altro, in gran parte ancora devastato dal terremoto. E’ chiaro che, contro questo ennesimo attacco e scippo, paventato ai danni della nostra città dal Governo, che suona come una vera e propria sentenza di morte per la città di Chieti, i Teatini si devono opporre con tutte le loro forze, ciascuno in base alle proprie capacità e possibilità. A tal fine, c’è bisogno di costituire un comitato di difesa civica permanente che di volta in volta si attivi per la tutela di Chieti e del suo territorio provinciale”.

Così il presidente dell Provincia di Chieti, Mario Pupillo: “Il Governo continua ad assumere provvedimenti in nome della spending review della Pubblica Amministrazione che si rivelano impattanti per le realtà locali e lo fa senza confrontarsi con chi rappresenta i territori oggetto di intervento e senza approfondirne le esigenze e le peculiarità. La razionalizzazione degli Uffici Territoriali del Governo come concepita è irragionevole ed inefficace. Non si risparmia smantellando strutture che si occupano dei problemi della collettività e che coordinano le istituzioni locali nelle emergenze. La provincia di Chieti è tra le più antiche d’Italia e non può rinunciare ad avere la sede Prefettizia. D’altronde stiamo parlando di territorio provinciale esteso e complesso, una terra di confine con altre regioni. Di fronte ai gravi disagi derivanti dalla crisi economica e alle tensioni sociali che si generano, la presenza dello Stato sul territorio è un punto di forza. Un confronto sull’argomento non è solo utile ma necessario”.

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