Chieti, diffida del Prefetto per mancata approvazione del rendiconto 2014: le posizioni di Febo e Di Primio

Chieti. A Chieti mancano due settimane dal voto per il rinnovo del Consiglio Comunale ed è polemica sulla mancata approvazione del rendiconto 2014 dopo la diffida arrivata dal Prefetto che potrebbe portare delle conseguenze economiche per la città.
A farsi portavoce della polemica è il candidato sindaco di Pd, Luigi Febo, che incalza: “Per la città di Chieti ci sono delle conseguenze gravissime e dà l’ultimo atto irresponsabile di questi 5 anni di amministrazione Di Primio. Gli atti che non sono stati approvati provocano dei danni veramente importanti come ad esempio la non erogazione da parte del ministro della rata del Fondo di Solidarietà, la possibilità di accedere ai mutui gli anni successivi. Ci sono veramente delle conseguenze pesanti per i cittadini. Invitiamo l’amministrazione comunale uscente ad approvare al più presto lo schema di rendiconto e se poi possibile recuperare. C’è stata anche una diffida da parte del Prefetto nei confronti del Consiglio Comunale a cui è impossibile adempiere, ad esempio io ho ricevuto una diffida che sarebbe da adempiere entro 20 giorni. Sul testo unico siamo impossibilitati in quanto lo schema non è stato ancora approvato, bisogna ancora nominare un commissario per l’approvazione e poi sottoporlo al Consiglio Comunale. Secondo me non c’è tempo perché la diffida parla di 20 giorni, quindi si andrebbe al 2 giugno, sapendo che oggi non è stato ancora approvato lo schema, hanno 20 giorni per il loro parere, quindi credo che siamo nel caos più totale e consapevoli dell’impossibilità di approvare lo schema”.

Così replica il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio: “Non ci sono grandi conseguenze in realtà, il Consuntivo dovrà essere approvato entro il 30, abbiamo tentato con l’Anci fino all’ultimo di convincere il Governo che purtroppo è un Governo assolutamente sordo, innanzitutto dal ministro degli Interni che non capisce che gli Enti locali non è un ring dove far combattere i galletti del Governo, ma coloro che danno i servizi ai cittadini. Quindi oggi costringere molti Comuni italiani, in piena campagna elettorale, ad approvare un Consuntivo è una cosa assolutamente assurda. Io l’ho detto a chiare lettere, ho scritto al ministro degli Interni e al presidente del Consiglio loro evidentemente preferiscono più fare propaganda politica a Roma che occuparsi dei problemi reali della gente. Non lo abbiamo approvato perché ritenevamo impensabile convocare un Consiglio Comunale in piena campagna elettorale e vedremo che cosa faremo dal 3 giugno in poi. L’iter sarà quello della nomina di un commissario da parte del prefetto nel caso in cui non fosse approvato il Consuntivo”.

Francesco Rapino

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