Chieti, San Giovanni Battista: Febbo sfiducia il presidente Recubini

Chieti. “Sfiducia nei confronti del Presidente della casa di riposo San Giovanni Battista di Chieti, Dario Recubini e rimozione dello stesso”. E’ quanto chiede il Presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo che ha presentato una risoluzione rivolta al Presidente della Regione D’Alfonso.

“La casa di riposo San Giovanni Battista di Chieti è stata ultimamente al centro delle cronache locali – spiega Febbo – ed esiste già un’interrogazione riguardante tale struttura per chiarimenti in merito ad un avviso pubblico inerente la ricerca delle professionalità. E’ stata inoltre presentata una risoluzione urgente per inerente la Delibera n.22 del 13.03.2015 in merito la procedura di prima accoglienza della stessa struttura, che tanto clamore ha suscitato per la scelta operata dal Consiglio di amministrazione con a capo il Presidente Recubini. Lo stesso ha pubblicamente ammesso di essere stato lui a dare disposizioni in merito all’accoglienza dei profughi presso il San Giovanni Battista disponendo, conseguentemente, la partecipazione della struttura al bando richiamato. Il Presidente della casa di riposo non è a conoscenza di quanto previsto dall’art.1 dello Statuto che recita nelle finalità: “[…] Sono quindi accolti nell’Albergo di mendicità tutt’i poveri d’ambo i sessi, impotenti a vivere col mezzo delle proprie fatiche, o perché destituiti di forze per vecchiezza o per sofferte malattie, o perché offesi od impediti nella persona, o nella mente”, mentre l’art. 4 dello Statuto recita: “Per i poveri della provincia di Abruzzo Citeriore è eretto in Corpo morale il Ricovero di Mendicità fondato in Chieti dalla provincia”.

“Bisogna considerare – rimarca Febbo – che la struttura ha una vocazione assistenziale in accreditamento sanitario regionale e senza esperienza nell’accoglienza dei profughi e di conseguenza il personale non è adeguatamente formato per l’attività di assistenza a tali particolari ospiti. Per quanto riguarda la difficile coesistenza nello stesso stabile tra disabili e inabili, con gravi patologie ed in regime di servizio sanitario nazionale, sarebbe stato utile e indispensabile coinvolgere il Direttore Sanitario affinché esprimesse, per iscritto, un parere sulla questione. Non esiste tra l’altro una relazione che valuti e attesti la portata in termini economici dell’operazione. Infatti, la retta corrisposta per l’accoglienza dei profughi è di poco meno di 50 euro rispetto alla retta per l’assistenza sanitaria, solitamente di circa 90 euro. Risulterebbe impossibile coniugare le esigenze dei diversi ospiti per ciò che concerne alcuni servizi interni come la cucina (la maggior parte dei profughi sono di osservanza mussulmana quindi consumano pasti diversi dai nostri) e la lavanderia (sono persone che arrivano dopo mesi e mesi di viaggio durante i quali non è stato possibile rispettare i requisiti igienico-sanitari minimi). La struttura essendo provvista di certificazione per quanto concerne la sicurezza e antincendio rapportata al numero degli ospiti autorizzati dalla Regione e che, nel caso di aumento degli ospiti, si renderebbero necessari onerosi lavori di adeguamento”.

“Il Presidente Recubini – conclude Febbo – è stato clamorosamente smentito e sfiduciato dallo stesso Presidente D’Alfonso (azionista di maggioranza dell’Istituto) precipitosamente accorso a Chieti domenica 19 aprile scorso e per questo, viste le evidenti falle nel suo operato, ritengo sia assolutamente necessario rimuoverlo dall’incarico”.

Così il candidato sindaco di ideAbruzzo, Donato Marcotullio: “La nostra posizione non cambia sull’Istituto San Giovanni Battista a ??Chieti. La struttura deve mantenere il ruolo che le compete e per cui sono stati investiti tanti denari pubblici ovvero denari nostri. Piuttosto ci chiediamo quali motivazioni ostano lo sviluppo dei servizi proposti. Da anni assistiamo ad un progressivo e repentino impoverimento della struttura. I fruitori dei servizi dopo la dimissione dalle strutture pubbliche dove vengono indirizzati? Le domande sono tante. Troppe. Non si continui a giocare con l’emergenza rifugiati. Non è un’emergenza che compete all’Istituto San Giovanni Battista. Nemmeno per valore economico. Ancor più per il rischio di depauperare le professionalità dei 72 dipendenti”.

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