Teatro, Il Tesoro dell’Abbazia fa tappa a Lanciano

Lanciano. Lo spettacolo teatrale “Il Tesoro dell’Abbazia”, un lavoro di Commedia dell’Arte, debutta domenica 28 gennaio alle ore 19.00 presso il Teatro Studio di Lanciano. “Il Tesoro dell’Abbazia” è uno spettacolo ideato e diretto da Giuliano Bonanni, in scena Stefano Angelucci Marino, Rossella Gesini, Chiara Donada e lo stesso Bonanni. Maschere di Stefano Perocco di Meduna, luci e suoni di Tony Lioci. Produzione Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con il Teatro del Sangro.

Un forsennato gioco di personaggi in Maschera, classico nella forma e moderno nella sostanza. Un divertente Canovaccio di Commedia dell’Arte per grandi e piccoli il cui intento è quello di raccontare che i veri tesori non sono fatti di beni materiali. In un anno imprecisato di un’epoca passata infatti la Dama Bianca e la sua serva Zeza devono affrontare una difficile situazione economica. Il loro stato di indigenza è causato dall’ obbligo di dover rimanere nel palazzo per custodire un misterioso tesoro. Il fratello della Dama, Eusebio, è scomparso da due anni lasciandole scritto di non abbandonare, per nessuna ragione, la dimora di famiglia. Un’ improbabile coppia di ladri, costituita dal vecchio Bernardo e dall’ ingenuo Pulcinella, giunge in città per impossessarsi del tesoro, inviata da un non ben identificato ‘capo’. La giornata trascorre tra i ridicoli tentativi dei due criminali di seguire gli ordini del loro mandante. Giunge la notte e con essa il furto…magia bianca, magia nera, amori contrastati daranno il via ad un finale a sorpresa con un incredibile susseguirsi di svelamenti.

Dal 1960 ad oggi in Italia e in Europa artisti quali per esempio Dario Fo, Carlo Boso, Gianfranco De Bosio, Leo De Berardinis, Eugenio Allegri, Michele Monetta, Giorgio Bertan, Nora Fuser, Giuliano Bonanni ed altri hanno lavorato da un lato sul recupero delle maschere del cinquecento (zanni, capitano, pulcinella, pantalone, etc.) “calandole“ in specifici contesti territoriali e dialettali contemporanei, dall’altro restituendo spazi di improvvisazione agli attori all’interno del canovaccio da rispettare “sera dopo sera“. Questo modo “nuovo” di fare Commedia dell’Arte ha di fatto aperto il patrimonio delle maschere a più possibilità espressive, prevedendo la costruzione di personaggi in maschera specifici. Poter lavorare in Commedia dell’Arte avendo la possibilità di creare maschere nuove, che parlano il dialetto e raccontano una storia di una terra specifica, consente ai teatranti che lo desiderano di poter realizzare l’incontro tra Commedia dell’Arte e contemporaneità.

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