Chieti, progetto per restauro dipinto ‘L’Adorazione dei Magi’

Chieti. Il progetto prevede il restauro di un dipinto di grande bellezza e notevole importanza storico-artistica custodito nella Cattedrale di San Giustino di Chieti ma proveniente da altra chiesa, forse da S. Andrea degli Zoccolanti, opera finora trascurata dagli studiosi come anche dai fedeli, poiché collocata molto in alto in un angolo buio della navata sinistra della Cattedrale e, quindi, poco visibile.

 Il dipinto è attualmente soggetto di studi da parte del Prof. Filippo Maria Ferro dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti e del suo gruppo di ricercatori e sarà pubblicato prossimamente nel volume “La Pittura nel ‘600 in Abruzzo”. Il dipinto L’Adorazione dei Magi, databile alla fine del XVI secolo e non ancora attribuito ad un autore, merita ogni attenzione: per la sua grande qualità artistica, perché si tratta di un’opera poco conosciuta e, quindi, tutta da riscoprire, per il suo soggetto l’Adorazione dei Magi arrivati da lontano guidati dalla cometa per rendere omaggio al figlio di Dio appena nato in una semplice stalla. Il soggetto biblico è di grande complessità che prevede la presenza di molti personaggi, tra i quali i re magi, che sfoggiano degli abiti molto ricercati al confronto con la semplicità di quelli della sacra famiglia e dei pastori, la dolcezza del rapporto tra madre e figlio è di grande impatto emotivo colpisce e commuove anche le anime di spettatori poco avvezzi all’arte. Inoltre è di consueto prevista la presenza anche di numerosi animali che ravvivano la scena.

 L’opera rivela spiccate influenze fiamminghe insieme ad elementi stilistici manieristi romani del ‘500, a seguito alle esperienze michelangiolesche e raffaellesche, giunte a L’Aquila già nella seconda metà del XVI secolo con personaggi come Pompeo Cesura, pittore aquilano che aveva conseguito la sua formazione a Roma.

 Descrizione. L’opera raffigura l’Adorazione dei Magi* . I tre re si incolonnano nella metà destra del dipinto, con alle loro spalle due stallieri che reggono i cavalli; sullo sfondo, davanti ad un paesaggio montuoso con borghi turriti, si vede avvicinarsi il loro seguito di persone e cammelli. Una colonna divide il dipinto verticalmente e regge la precaria tettoia sotto la quale siedono a terra la Vergine con il bambino e San Giuseppe per ricevere i doni dei re. Un vecchio barbuto si appoggia sulla base della colonna e conversa con un giovane dietro di lui. Nel cielo notturno brilla la stella cometa. Al centro in basso è raffigurato lo stemma dei Ramignani/Piccolomini, probabili committenti del dipinto. *Bibliografia: Camillo Gasbarri, 2009, p. 29; Marco Vaccaro 2013, pp. 12-13 scheda 1.

 Stato di conservazione. La tela è allentata e poggiata sugli assi del telaio; si distinguono due cuciture verticali lungo le quali si possono notare delle piccole cadute di colore. Sono presenti buchi e numerose lacerazioni che durante un precedente restauro sono state in parte stuccate invadendo la pittura originaria e reintegrate pittoricamente con colori oramai alterati e in parte caduti. Tutta la pellicola pittorica è coperta di schizzi e colature ed i colori originari sono offuscati da sporcizia varia e vernici alterate.

 Proposta d’intervento. Il dipinto sarà prelevato dalla sua collocazione con l’aiuto di un ponteggio, imballato e trasportato in laboratorio. In primo luogo sarà documentato il suo preciso stato di conservazione e studiato in maniera approfondita la sua tecnica d’esecuzione. La pellicola pittorica sarà poi velata con carta modello e colletta e la tela sarà schiodata dal telaio. Il retro della tela sarà pulito da ogni materia estranea come colle o eventuali toppe. I lembi delle lacerazioni saranno fatte ricombaciare e fissate con garze e colletta sul retro; anche le cuciture saranno rinforzate con garze e colletta. Eventuali stuccature troppo invadenti o troppo alte saranno asportate. Il dipinto sarà poi foderato su tela patta con colla di pasta fredda e stirato accuratamente per spianare le deformazioni della tela e per saldare uniformemente la pellicola al supporto. Una volta asciugato il dipinto sarà teso su un telaio nuovo di legno, estensibile agli angoli e con traverse sufficienti per garantire che l’opera rimanga ben tesa nel tempo.

 La velatura sarà poi rimossa con acqua calda. Dopo l’asciugatura saranno eseguiti dei saggi di pulitura per stabilire i solventi e/o miscele di solventi idonei alla pulitura dei vari pigmenti presenti, e il dipinto sarà pulito nel rispetto della patina oramai acquisita nel tempo. La pellicola pittorica sarà poi verniciata una prima volta con vernice retoucher data a pennello per nutrire il colore. Le necessarie stuccature saranno eseguite, in accordo con le indicazioni dell’ispettore dell’ente di tutela, con stucco a base di gesso di Bologna e colla di coniglio e rasate a livello. Le reintegrazioni saranno effettuate con colori ad acquarello con tecnica riconoscibile, puntinato o tratteggio in selezione cromatica-, sulle stuccature e lacune più grandi, e a velature con colori a vernice per il ritocco sulle lacune piccole e abrasioni. In fine la pellicola pittorica sarà protetta con vernice matt data per nebulizzazione. Il listello-cornice sarà pulito e disinfestato e alla fine ripristinato.

 Dopo il suo restauro il dipinto sarà collocato in un registro più basso nella Cattedrale per poterlo ammirare più da vicino e sarà apposta una targa che informerà il visitatore chi ha finanziato il suo restauro. Alla fine dei lavori sarà organizzata una solenne presentazione al pubblico con la presenza di tutti gli interessati coinvolti nell’evento: Curia, Soprintendenza, parrocchia, sponsor, impresa di restauro e cittadinanza.

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