Variante al lotto zero della ferrovia Roma-Pescara. Chieti e San Giovanni Teatino uniti nel reclamarla

Chieti. Conferenza stampa congiunta fra i Comuni di Chieti e quello di San Giovanni Teatino, principalmente interessati dal progetto del lotto zero della velocizzazione della rete ferroviaria Roma-Pescara. In Comune a Chieti i sindaci Diego Ferrara e di San Giovanni Teatino, Giorgio Di Clemente, il presidente del Consiglio comunale di Chieti, Luigi Febo, il presidente della Commissione consiliare sul progetto, Vincenzo Ginefra, l’assessore alla Mobilità del comune di San Giovanni Teatino Paolo Cacciagrano.

“Riparte la discussione sulla ferrovia e riparte dal lotto zero, su cui sta per aprirsi il dibattito pubblico con RFI – illustra il presidente Luigi Febo – Il lavoro dei Comuni interessati può passare ora a una sezione del progetto svincolata dai tempi e dalle procedure previste per il lotto 1 e 2 incardinate al PNRR, ma procererà in piena sinergia, onorando anche su questa tranche il patto unitario con cui ci siamo uniti e che prevede come riferimento un unico progetto capace di comprendere gli interessi di tutti vista anche la somiglianza dei territori e le comuni esigenze di salvaguardia degli stessi. Il progetto è utile e da fare al più presto, ma nel rispetto dei territori. I nostri uffici sono al lavoro sul progetto in variante rispetto all’elaborato al momento principale. San Giovanni Teatino ha già dato mandato a un esperto universitario, appena approveremo il bilancio lo faremo anche noi per dare supporto tecnico alle nostre proposte”.

“Agli atti della nostra conferenza resta l’unione fra istituzioni – afferma il sindaco Diego Ferrara – che non sono contrarie alla finalità che è insita nella velocizzazione della linea, un’occasione imperdibile per i nostri territori, a servizio di tutti i paesi che gravitano in quest’area, nonché per tutti gli insediamenti di tipo commerciale ed economico. Lo ribadisco a scanso di equivoci, noi vogliamo tutelare i nostri Comuni, ma con l’idea di non mandare a monte il progetto, bensì risolvendo tecnicamente e con il buon senso ogni occasione di contrasto. La ferrovia è un’occasione di sviluppo, lo sa bene l’Abruzzo e questa linea nata 150 fa e decollata grazie al suo valore aggiunto, non può essere un problema per gli insediamenti e l’ambiente dove passa, perché realizzata con fondi pubblici che devono essere impiegati al meglio. Il treno non è solo un mezzo di trasporto, ma un vettore di economia con le alternative che proponiamo saremo accanto a Italfer che deve progettare e RFI che deve realizzare un’infrastruttura davvero utile e motore di sviluppo”.

“Il nostro intento è dire alla città e a RFI che la proposta così com’è, è “improponibile” – così il sindaco di San Giovanni teatino, Giorgio Di Clemente – L’attuale stesura ci spinge a considerare scellerato tale progetto, perché noi abbiamo già dai primi anni 2000 iniziato una battaglia alternativa alla distruzione del territorio, perché questo accade con le idee attuali su tracciato e sottopassi. Il raddoppio ben venga con il progresso che comporta, ma senza danni al territorio. Nel 2016 abbiamo inserito nel PRG l’interramento di un tratto della ferrovia che bisogna solo allungare di almeno 800 metri e già allora ci eravamo predisposti per farlo, affinché non dovessimo distruggere la storia e la funzione del nostro Corso Italia, l’arteria principale della nostra cittadina. La ferrovia è arrivata dopo le case e per noi il Corso è una via indispensabile e di connessione a tutta la mobilità cittadina. Nel 2018 abbiamo portato avanti un’altra battaglia in Consiglio e in presenza della Regione, ribadendo già da allora queste necessità e la possibilità dell’interramento come soluzione, peraltro accolta da RFI, tanto che venne incaricato uno studio tecnico di San Benedetto del Tronto per progettare la possibilità dell’interramento. Dopo 4 anni il progresso è andato avanti, ma quell’opzione è diventata impossibile. Non comprendiamo il perché, ma ribadiamo, insieme, la necessità di cambiare le criticità dell’attuale stesura. Parliamo di un progetto che è ancora un preliminare, non ha la fattibilità, pieno di errori, per questo va subito cambiato: noi proponiamo un interramento giusto o alternative possibili che non snaturino la nostra conformazione cittadina. Uniti possiamo ottenere una possibilità e uniti resteremo, visto che non è un problema economico a frenare i cambiamenti. Le mancanze sono madornali: non hanno tenuto in considerazione il nostro PRG e nemmeno la morfologia del territorio e delle infrastrutture, visto che l’elaborato interpreta male anche l’ubicazione dell’aeroporto civile. Mi appello alla politica, sosteneteci. Siamo pronti a rinunciare alla stazione prevista dal progetto, ma salviamo il territorio”.

“Abbiamo posto diverse istanze, fra cui un forte diniego con documenti tecnici e delibere comunali sul lotto 1 e non ci siamo fermati e con la Commissione che io presiedo siamo andati avanti – così il presidente dell’organismo consiliare, Vincenzo Ginefra – Partiamo dall’idea che il progetto è sbagliato, fatto velocemente per via dei finanziamenti, ma con tante criticità e una portata distruttiva per la residenzialità e l’ambiente, persino per le macerie di risulta che si creerebbero durante il percorso. Il progresso deve andare avanti, ma i costi e i benefici sono fondamentali. Ci sono già idee messe nero su bianco dai tecnici di San Giovanni Teatino sull’interramento parziale del tracciato, capaci di evitare i problemi di demolizione che accompagnano l’attuale stesura. Questa è l’alternativa principe, accompagnata anche da ulteriori soluzioni, qualora questa non fosse possibile, al fine di ottimizzare i tempi, fra cui la delocalizzazione, per offrire il maggiore ventaglio di possibilità affinché l’idea principale si realizzi senza ipoteche sul territorio”.

“Il progetto non solo è sbagliato dal punto di vista tecnico, ma ha un vulnus iniziale: è contro la normativa, in quanto manca il progetto di fattibilità che il Codice degli appalti, per le grandi opere, predispone – sottolinea in conclusione Paolo Cacciagrano, nonché motore del comitato no ferrovia si via verde – Lo studio di fattibilità è essenziale, serve ad arrivare alla migliore ipotesi tecnica ed economica possibile e va approvato dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici e ad oggi non esiste per il lotto zero. Basta, dunque, un solo ricorso al Tar e il progetto viene bloccato, perché non è legittimo, in base alla normativa vigente è nullo, RFI lo sa. Inoltre una stesura davvero molto simile all’attuale è stata già bocciata nel 2017 dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, quindi parliamo di un’opera che potrebbe nascere già minata. Tutto questo lo abbiamo già riferito alla Regione e siamo sicuri di essere nel giusto, RFI deve ritirarlo, oppure fare studio di comparazione fra più proposte, uno studio tecnico ed economico, confrontarsi con i cittadini, avere il consenso della Regione per arrivare di nuovo al Consiglio dei Lavori pubblici. Dopo 150 anni dalla nascita della Pescara-Roma si riprogetta una ferrovia con una visione arcaica, perché non si tiene conto dello sviluppo economico, residenziale e commerciale avuto dal territorio da allora a oggi”.

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