Il Comitato cittadino commenta le polemiche sul Jova Beach Party di Vasto

Chieti. “La recente vicenda del Jova Beach Party annullato a Vasto, pone la necessità di alcune considerazioni”.

 Si legge così in una nota del Comitato cittadino, che prosegue:”Fermo restando che grandi eventi sono senz’altro una straordinaria occasione di valorizzazione del territorio, va sottolineato che cultura è anche cultura della legalità e rispetto della stessa; che non esista alcuna assoluta contraddizione tra lo svolgimento di eventi di richiamo e la salvaguardia della sicurezza di chi vi partecipa e di tutti i cittadini, nel rispetto delle normative vigenti (in particolare di quelle introdotte dopo recenti fatti luttuosi), lo dimostrano le tante manifestazioni di grande richiamo che si sono tenute e sono in corso di svolgimento anche in territorio della provincia di Chieti, oltre che in tutto l’Abruzzo.

 Il controllo da parte degli organi deputati sugli aspetti della sicurezza costituisce, anzi, una ulteriore garanzia per il pubblico e gli organizzatori.

 Tornando al Jova Beach Party in questione, sgomberato il campo da valutazioni e da giudizi che neanche vanno presi in considerazione per rispetto di chi ne è stato il sottinteso destinatario, ma anche di chi li ha espressi, e da interventi ispirati prevalentemente da motivazioni di schieramento, il nòcciolo della vicenda è uno solo.

 Cosa si contesta al Prefetto di Chieti, dott. Giacomo Barbato? In sostanza di aver applicato la norma e di averlo fatto recependo il parere negativo espresso dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica circa lo svolgimento dell’evento nei luoghi, con le condizioni e secondo le modalità del piano presentato. Comitato che, tra l’altro, si è riunito più volte per valutare l’auspicata rispondenza delle modifiche richieste ai parametri di sicurezza previsti.

 In alternativa cosa si sarebbe voluto? Che permanendo, in considerazione delle criticità emerse e non venute meno, il motivato diniego del Questore di Chieti, dei Comandanti provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, della Polizia stradale, dei dirigenti del Coa, dell’Anas e del rappresentante della Società autostrade, il Signor Prefetto avrebbe comunque miracolosamente DOVUTO trovare la strada di un salvifico accomodamento? Che dunque la legge più che applicata deve essere “adattata”?

 Vogliamo essere sicuri di no, ma a tal proposito vale anche la pena rileggere le incisive righe di commento dedicate alla contestata questione dal Presidente dell’ANFACI, Associazione dei funzionari prefettizi, Prefetto dott. Antonio Corona: “In questo Paese tutto fila liscio finché tutto fila liscio. Salvo, nell’eventualità di accadimento funesto, partire puntuale e inesorabile, al grido di “pretendiamo giustizia”, la caccia al responsabile di turno. Di quel medesimo responsabile fino a poco prima, magari implorato pur di ottenere un sì contro ogni ragionevole evidenza”.

 Dispiace che si sia inteso fare oggetto di immotivate polemiche un Servitore dello Stato che, pur nella ancora breve permanenza in questa provincia, ha dato prova di costante impegno, vicinanza e attenzione per il superamento delle problematiche del territorio, condividendone anche i momenti di vita sociale e culturale.

 Di questo impegno, di questa vicinanza, il Comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio di Chieti può dare pronta testimonianza, in particolare per ciò che riguarda l’interessamento concretamente profuso dal Prefetto Giacomo Barbato in merito alla realizzazione dei progetti per la Cittadella della Cultura e del Polo Amministrativo nelle caserme dismesse di Chieti”.

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