Chieti, donna morta in ospedale. Il figlio accusa: salma abbandonata. La Asl smentisce VIDEO

Chieti. Per il figlio, sua madre morta è stata abbandonata per alcune ore dopo il decesso in ospedale prima di essere portata nella camera mortuaria che ha aperto questa mattina alle 7.

 

E su Facebook ha pubblicato un video che mostra una lettiga, con un lenzuolo a coprire il corpo della donna, davanti alla porta di un ascensore. E’ accaduto la notte scorsa al policlinico di Chieti dove la donna, 90enne, era ricoverata.

“Ecco come vengono trattati i defunti nell’ospedale civile di Chieti – scrive l’uomo – Parcheggiati per tre ore sul pianerottolo davanti a un ascensore. Vergogna. Guardate le cicche di sigaretta per terra, ecco dove tengono i morti, sui pianerottoli”. La direzione sanitaria del nosocomio precisa che la donna non è stata “né abbandonata né lasciata tra i rifiuti”.

In una nota diffusa nel pomeriggio si spiega che “come da prassi, subito dopo il decesso è stato effettuato il tanatogramma, un elettrocardiogramma della durata ininterrotta di venti minuti, eseguito per accertare l’arresto cardiaco.

Ultimata questa procedura e prima di essere portato in obitorio, il corpo viene ancora trattenuto per due ore in osservanza della cosiddetta ‘sosta salma’”. Le tre ore, quindi, non sono trascorse per noncuranza da parte del personale, prosegue la nota, ma semplicemente perché quello è il tempo di osservazione previsto dalle procedure prima del trasferimento della salma nella camera ardente.

È evidente che tale circostanza non consente la permanenza ancora in reparto né prevede una diretta vigilanza da parte del personale sanitario. Di tutto questo i familiari erano stati informati. Il luogo indubbiamente puòessere vissuto come non ameno, ma di certo non era circondato da rifiuti perché, come si evince dallo stesso video, intorno non si rintracciano che alcuni mozziconi di sigaretta gettati lì da persone con poco rispetto del luogo pubblico. Stupisce, pertanto, la durezza di una denuncia che non ha ragione di essere”.

 

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