Chieti, troppi tagli: stato di agitazione dell’Inps

stato_agitazione_inps_chieti_sui_tagliChieti. Le lavoratrici ed i lavoratori dell’Inps di Chieti, Lanciano e Vasto hanno proclamato lo stato di agitazione del personale  per protestare contro gli eccessivi tagli alle spese di funzionamento dell’Istituto disposti dai vari Governi che si sono succeduti negli ultimi tre anni. Si è arrivati ad assommare tagli per 553 milioni di euro su di un totale di circa 1 miliardo e 100 milioni di spese.

Con le varie manovre economiche i diversi Governi succedutisi negli ultimi 3 anni, è stato deciso di tagliare le spese di funzionamento dell’Inps di 553 milioni di euro su una spesa complessiva di 1 miliardo e 200 milioni. Ciò ha comportato fino ad ora: la riduzione del 50% sulle spese per carta, toner, ecc.; mancato invio dei Cud a pensionati, disoccupati e lavoratori in mobilità che sono stati costretti a rivolgersi ai Patronati; chiusura degli sportelli pomeridiani in tutte le sedi Inps; abolizione delle visite fiscali e riduzione dei controlli; obbligo di presentare le domande solo telematicamente e di conseguenza rivolgersi ad intermediari. Il prossimo 3 luglio ci sarà uno sciopero a livello nazionale dei lavoratori dell’Inps.
“Con i tagli si abbattono le funzionalità dell’Ente – ha sottolineato Silvio Di Primio della Usb – c’è stato il taglio del 50% anche sulle strumentazioni. In questo modo è stata messa in discussione l’attività contributiva. C’è una mobilitazione non solo qui a Chieti ma in tutte le sedi. Il nostro obiettivo è quello di evitare almeno l’ultimo taglio (che è di circa 200 mila euro). Adesso i cittadini per tanti servizi, per i quali già pagano, devono riferirsi a terzi ai quali devono pagare ancora. Quindi l’Inps sposta i servizi dell’interno all’esterno. Ci sono dirigenti che guadagnano sui 200 mila euro l’anno, si dovrebbe quindi tagliare sui veri sprechi al posto di andare a tagliare a chi lavora e ai cittadini. Tra Chieti, Lanciano e Vasto ci sono circa 210 lavoratori, si perderanno 25-30 unità. È una regressione della presenza dello Stato sul territorio”.
Francesco Rapino

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