Vasto, omicidio Strever: fermato un marocchino a Barletta. Il Dna lo incastra e l’assassino confessa

michela_streverVasto. E’ un marocchino di 36 anni l’assassino di Michela Strever, la 73enne trovata morta nella sua casa il 19 dicembre scorso. A incastare l’africano, ora in carcere a Barletta, il test del Dna. Ma il fratello della vittima rimane indagato.

E’ un cittadino di nazionalità marocchina, Hamid Maataoui, 36 anni, l’assassino di Michela Strever. E’ quanto sostiene il pubblico ministero di Vasto, Giancarlo Ciani, che ne ha disposto il fermo di polizia giudiziaria nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio della donna di 73 anni trovata morta nella sua casa a Vasto il 19 dicembre scorso dal fratello, Antonio Strever, che rimane attualmente indagato. Maatoui è accusato di omicidio aggravato e rapina aggravata nei confronti della donna, che viveva da sola alla periferia di Vasto. Il fermo è stato annunciato stamani in una conferenza stampa dal procuratore della Repubblica di Vasto, Francesco Prete, dal Pm titolare dell’inchiesta e dal comandante provinciale dei carabinieri di Chieti, Salvatore Ronzo.

Il fermato è stato rintracciato a Barletta, dove era ospite di alcuni parenti dalla fine di dicembre. Maataoui Hamid è stato sottoposto nella notte tra il 26 e 27 febbraio a un tampone salivale per confrontare il suo dna con quello rintracciato sui fazzoletti con cui è stata soffocata e uccisa Michela Strever, come accertato dall’autopsia affidata alcuni giorni dopo l’omicidio al medico legale Pietro Falco. L’uomo fermato si trova attualmente in carcere a Barletta, in attesa della convalida del fermo da parte del gip di Trani. Il cittadino marocchino, destinatario tra l’altro di un provvedimento di espulsione dal territorio italiano, viveva a Vasto dal 2007 fino a fine dicembre scorso e in qualche occasione aveva fatto piccoli lavori per Michela Strever. Il suo nome in italiano, non corrispondente dunque a quello vero, è stato trovato dagli inquirenti nell’agenda della donna uccisa il 19 dicembre scorso nella sua abitazione. La donna dunque conosceva Maataoui, assicurano gli inquirenti, anche se deve essere approfondito il movente dell’omicidio: “Nella casa modesta di Michela Strever c’erano 60 euro”, ha affermato il pm Ciani.

Le indagini proseguono anche nei confronti dell’altro indagato, il fratello della donna, Antonio Strever, la cui posizione rimane immutata nell’ambito dell’inchiesta, ha assicurato il pubblico ministero. “L’accusa di omicidio e rapina aggravata non è in concorso, per ora”: il pm Ciani ha chiarito così i dubbi di chi si chiede se Maatoui avesse agito da solo, “ma c’e’ un altro indagato”, Antonio Strever, appunto,”e le indagini non sono chiuse”, ha puntualizzato il magistrato. Niente è escluso, quindi. “E’ stato particolarmente difficile rintracciare l’indiziato del delitto”, ha aggiunto Ciani, “ma in 15 ore e grazie al Ris abbiamo avuto i risultati del tampone con la corrispondenza con il Dna trovato sui fazzoletti. Nel frattempo l’indiziato ha reso ampia confessione dei fatti, ammettendo ciò di cui e’ accusato e fornendo ulteriori particolari importanti per le indagini circa la modalita’ dell’omicidio, su cui pero’ vogliamo mantenere stretto riserbo”, ha concluso il pm.

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