‘Sono salvo perché un tedesco voleva i miei stivali’’. L’eccidio di Santa Cecilia a Francavilla

Francavilla al Mare. ‘’Sai perché sono salvo, lo sai perché? Perchè c’era un tedesco che aveva visto i miei stivali, e che gli piacevano, si vede. E che fa ‘sto tedesco? Mi toglie dalla fila ed è stata la mia fortuna. Mi porta distante, mi fa fare dei metri, perché mi indicava gli stivali: ah certo non lo so se dopo che me li avesse tolti, m’avrebbe sparato pure a me, non lo so.

Ma lo sai perché sono salvo, pure? Perché la gente sveniva. Sì, sveniva: i tedeschi ci avevano messi tutti in fila, anche a me che avevo 16 anni ed ero di Manoppello e non c’entravo niente. C’’era questa fila di poveri cristi che non dicevano una parola, ma che ogni tanto svenivano, e allora il maresciallo tedesco che faceva? Veniva lì, li svegliava, li rialzava, li rimetteva in riga, perché secondo lui se ti devono fucilare, devi stare in piedi. Davanti a noi c’erano insomma due tedeschi con una mitragliatrice, uno che la teneva e uno che la reggeva sulla spalla. Erano pronti a fucilarci, roba di minuti, che ti credi? Poi sto tedesco mi porta via perché voleva i miei stivali, e ci allontaniamo: erano una ventina quei poveretti, e tutto sto macello sarà durato una decina di minuti, capisci? Uno sveniva, arrivava il maresciallo, lo rimetteva in piedi, stai su che ti devo fucilare, si allontanava, poi un altro che sveniva e ricominciava. Insomma, questo altro tedesco mi porta via perché voleva gli stivali, mentre ecco che sento la scarica. Una mitragliata.

Sulla strada c’erano una marea di carri, camion, motorette tedesche, anche a me m’avevano preso per la rappresaglia per la morte del tedesco: io ero a Santa Cecilia perché facevo il fabbro, cioè l’apprendista. Ma l’officina poi l’avevano chiusa perché avevano preso il padrone e quindi che fa mio zio che stava a Francavilla? Mi dice vieni da noi. E io che avevo 16 anni ci vado. Non c’entravo nulla con la guerra io. Solo che nella notte arriva questo tedesco che vuole abusare della sorella di uno e questo lo ammazza. E’ lì che è iniziato il casino, la rappresaglia. I tedeschi sono venuti in massa e hanno preso la gente dalle case, a casaccio. Hanno preso anche me, ma a me m’ha salvato un tedesco che voleva i miei stivali. In quel mucchio di cadaveri c’era mio cugino, un colpo in pieno petto gli avevano tirato, me lo ricordo ancora: quando lo andai a vedere mi pareva che il sangue ancora gli uscisse dal corpo, a fiotti, ho questo ricordo.

Tutto è finito e i tedeschi se ne sono andati siamo corsi a vedere e lui era là, in mezzo ad un mare di sangue, un macello, c’erano questi venti disgraziati morti, una tragedia…’’

Ercole Di Meo, classe 1928, aveva 16 anni, quel 30 dicembre 1943, quando in contrada Santa Cecilia di Francavilla la rappresaglia dell’esercito germanico uccide venti persone: Giuseppe De Medio, Pietro De Medio, Antonio Di Franco, Antonio Di Meo, Roberto Ferraiolo, Dioniso Galasso, Sebastiano Germano, Ugo Iacone, Pantaleone Ippolito, Leandro Leonzio, Pietro Rocco Leonzio, Giuseppe Matricardi, Rocco Matricardi, Arturo Meschini, Mario Rapini, Michelangelo Sciulli, Pasquale Verzella, Armando Vichi, Raffaele Zuccarini, Giovanni Zulli.

Oggi in Comune omaggio alle vittime con il sindaco Antonio Luciani, poi cerimonia al cippo di Santa Cecilia con il toccante racconto del reduce Ercole Di Meo, con la presenza degli eredi, delle armi dell’Anpi di Pescara, e di una nutrita forza di istituzioni. Il Comune di Francavilla al Mare per il 75esimo della tragedia che si compirà il prossimo anno ha allo studio iniziative cittadine e un convegno per ricordare i martiri e rivitalizzare la memoria dell’eccidio a cui l’Anpi di Pescara ha già dato informale adesione.

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