Attentato al tribunale di Chieti: è Di Santo. Il dinamitardo mosso dai ‘monoteismi’ per un ‘nuovo sistema sociale’-VIDEO

disanto_facebookChieti. Roberto Di Santo, dinamitardo in fuga per l’attentato alla villetta di Cepagatti, ha provato a colpire ancora. Stavolta il suo obiettivo è stato un palazzo istituzionale: il tribunale del capoluogo teatino. L’automobile in uso al 58enne ricercato in tutta Italia è stata data alle fiamme con una bombola di gas all’interno. I passanti e il custode del palazzo di giustizia hanno evitato la strage: dichiarate le mire dello squilibrato contro le istituzioni.

Ha usato nuovamente delle bombole di gas, proprio come per l’ordigno rudimentale piazzato nella villetta della sorella a Villanova di Cepagatti, per perpetrare un secondo attentato dinamitardo. Roberto Di Santo, 58enne di Roccamontepiano ricercato a livello nazionale per tentata strage, ieri sera ha dato alle fiamme la Toyota Scarlet utilizzata per la fuga, insieme ad un camper Leyland Sherpa tuttora irreperibile, per causare un’esplosione dinanzi al tribunale di Chieti. L’uomo, con evidenti turbe psichiche, tre giorni fa ha dato fuoco all’automobile della vicina di casa e poi ha fatto recapitare ai carabinieri un video messaggio nel quale annunciava, mostrando il funzionamento del potente ordigno artigianalmente costruito, di voler far saltare in area la casa dell’inquilina del piano superiore per dissidi legati ai lavori che lui stava compiendo nell’appartamento di proprietà della sorella.

E della sorella è anche l’automobile che ieri è stata data alle fiamme nel porticato dell’ingresso principale del palazzo di giustizia teatino. Fortunatamente, dei passanti e lo stesso custode che abita all’ultimo piano dello stabile di piazza San Giustino sono riusciti in tempo ad avvisare i vigili del fuoco, che hanno impedito la deflagrazione, ma non il rogo che, seppur contenuto, ha arso il portone del tribunale e annerito gran parte della facciata. Danni minimi rispetto alla strage che, ancora una volta, si è riusciti ad evitare. Continua, ancora, la caccia al ‘folle’: fin da subito gli investigatori hanno indirizzato le ricerche verso Chieti, dove è stata captata per l’ultima volta la traccia lasciata dalla cellulare del 58enne. Ma ora, probabilmente, bisognerà scavare nella sua mente per anticipare nuove, insane, mosse

I sentimenti anti istituzionali del Di Santo sono ben noti ai carabinieri, che fin dai primi passi dell’indagine hanno rintracciato nel blog del 58enne (www.rodisan.it) scritti e monologhi filmati nei quali attacca le istituzioni e la società moderna, invocando sentimenti rivoluzionari giustificati da presunti studi sulle teorie monoteiste della Bibbia e del Corano. Di Santo, che auspica un “nuovo sistema sociale”, ha scritto varie lettere aperte a Napolitano, Berlusconi e Obama, alle forze dell’ordine, alla Chiesa e alla Magistratura: perlopiù deliri che richiamano all’anarchia e alla rivoluzione, annunciando anche “Uno scontro lungo e sanguinoso”, che sempre per sua bocca potrebbe finire entro una decina di giorni. Nell’ultimo cd fatto trovare ai carabinieri, infatti, l’uomo afferma: “Se non mi prenderete prima, tra dieci giorni mi consegnerò”.

Anche sulla propria pagina Facebook, dove il dinamitardo si raffigura con una foto dai tratti mistici, si può leggere come l’uomo si ritenga ricco di pensieri profetici: “La mia vita l’ho vissuta come un film ma da primo attore”, scrive Di Santo, “adesso ho scritto due libri epistemologici e una futuristica avventura del correre dell’umanità, di un profeta che salva l’uomo dall’odierno catastrofismo politico”.

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Daniele Galli


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