Chieti, Villa Pini: Di Primio incontra i lavoratori

villa_piniChieti. Una lettera accorata rivolta al primo cittadino di Chieti e a tutti i consiglieri comunali, per richiamare l’attenzione sulla precaria situazione in cui versano la Casa di cura Villa Pini e i Centri SanStefAR.

La missiva sarà consegnata domani a Umberto Di Primio dai lavoratori della clinica teatina, che presenteranno ufficialmente il Comitato Spontaneo appena costituito. Domani, infatti, il sindaco di Chieti, che in più occasioni si è dimostrato sensibile alle vicende dei lavoratori travolti dal fallimento della Casa di cura, si recherà personalmente a Villa Pini dove incontrerà una delegazione del Comitato dei Lavoratori per ascoltare le loro ragioni. Se nell’udienza del prossimo 13 aprile il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del Tar dell’Aquila, che annullava l’accreditamento di Villa Pini sulla base del mancato versamento di stipendi e contributi durante la gestione Angelini, i lavoratori di questa struttura, spiega il comitato, saranno sconfitti per una seconda volta. Quella normativa che avrebbe dovuto difenderli rischia paradossalmente di ritorcersi contro di loro, che pagheranno con il posto di lavoro il disaccreditamento di Villa Pini, perdendo di fatto ogni possibilità di percepire alcun reddito passato e futuro. Ma i lavoratori non sarebbero gli unici a pagare lo scotto di questa situazione. Il contraccolpo per il territorio di Chieti pregiudicherebbe anche i livelli di assistenza sanitaria erogata: gran parte degli operatori e degli utenti della struttura proviene, infatti, dal territorio teatino. Venendo meno l’offerta di Villa Pini, rischia di essere compromesso il diritto alla salute dei cittadini abruzzesi. I numeri parlano chiaro. Solo nel 2011 sono stati effettuati oltre 4mila ricoveri ospedalieri e un totale di 155mila prestazioni diagnostiche. Non poter più fare affidamento su queste attività significa vedere aumentare i tempi delle liste d’attesa e crescere la mobilità passiva dei pazienti che dall’Abruzzo saranno costretti a spostarsi in altre regioni per ricevere le cure necessarie.

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