Chieti, polemiche sul Premio Prisco con al centro Zeman e Di Primio

chietiChieti. Negli ultimi giorni nel capoluogo teatino ci sono state delle polemiche relative al “Premio Prisco”, che quest’anno vedeva tra i finalisti il tecnico del Pescara Zdenek Zeman.

Dei tifosi del Chieti, non hanno preso bene questa notizia ed hanno divulgato in città delle locandine che recitavano così: “Zeman a Chieti non lo vogliamo! Adesso basta! Questa ondata mediatica e non,di pescaresità a tutti i costi ci ha stancato!Chiediamo rispetto per la nostra storia, per la nostra tradizione e per la nostra città che continua ad essere calpestata da chiunque. L’ultima chicca arriva dalla notizia che il Premio Prisco 2012 possa essere assegnato a Zeman…Se lui verrà dentro il nostro teatro noi ci saremo. Chieti merita rispetto”. Ad alimentare la polemica c’è stata una battuta del sindaco del capoluogo teatino, Umberto Di Primio, venerdì sera, durante un suo intervento in una nota trasmissione televisiva di un’emittente locale nella quale si stava parlando della diatriba relativa all’uso della discarica Casoni ed il discorso è andato sulla polemica sul “Premio Prisco”. A questo punto Di Primio ha detto: “Ma lui è già un mezzo rom”, ed ha continuato: “Poi a me sta antipatico perché io tifo Juve e lui parla male della Juve”. Questa sua uscita ha generato non poco stupore. Nella conferenza stampa che precede Pescara – Brescia che si giocherà questa sera allo stadio “Adriatico – Cornacchia” (il cui video è stato pubblicato su PescaraCalcioWebTV), Zeman ha risposto così: “Il sindaco fa polemica perchè è di Chieti e cerca di fare qualcosa per Chieti, per il suo popolo, perchè se fa polemica pensa di avere qualche voto in più. Da quello che si è visto ignore le etnìe, non capisce, poi non so se voleva offendere i rom o me”. Successivamente il sindaco di Chieti sulla propria pagina Facebook ha cercato di stemperare scrivendo: “Ok la battuta su Zeman me la potevo risparmiare, così non avrei alimentato tutto questo inutile chiacchiericcio fatto da chi vorrebbe strumentalizzare politicamente e da chi cerca il pretesto per esasperare una contrapposizione (Chieti/Pescara) che accetto solo fino a quando si limita allo sfottò gogliardico e campanilista. Se volete saperla tutta, trovo stucchevole e sciocco sia il risentimento per la battuta goliardica, sia l’esaltazione della stessa. Che io sia orgogliosamente legato alla mia città non è un segreto. Che io ami la mia Chieti lo sanno tutti. Questo però non vuol dire che per le altre città provi odio, per vero odio solo la sciocchezza e l’arroganza. Sono un campanilista (portatore sano di una bella malattia che è la passione per la propria terra e bandiera), difendo da sindaco la mia città (contro tutto e tutti), ma penso all’Europa, al mondo e guardo il microcosmo Abruzzo, e quello che contiene, quindi anche Pescara. Nella mia visione della vita e della politica, è l’Abruzzo, l’Italia che hanno bisogno oggi più che mai d’essere difesi. L’Abruzzo, per limitarci alle nostre cose, ha bisogno di tutti quanti possano contribuire a farlo crescere in ogni campo e settore. Per passare a considerazioni più leggere e parlare di calcio, se il Pescara va in serie A meglio per chi fa il tifo per il Pescara, e per l’Abruzzo, Chieti compresa questa volta. Se succederà, vorrà dire, sperando che qualcuno da fuori segua la propria squadra, che Chieti, l’Abruzzo, potranno sfruttare la situazione per promuovere le proprie bellezze ed attrazioni turistiche. Insomma se il Pescara sale io non verrò alla festa (nemmeno mi inviteranno credo), ma neppure piangerò”. Infine Di Primio ha concluso: “Quanto all’invidia di cui qualcuno m’accusa, debbo dire che è un sentimento che non conosco, neppure nel calcio. Chieti non punta alla serie A calcistica (noi siamo nati per soffrire), l’abbiamo conosciuta però e la conosciamo in altri sport. Chieti si candidata per la massima serie di altro, eventi culturali, siti archeologici, teatro, qualità della vita (avremmo bisogno di tanti nuovi posti di lavoro). Insomma Chieti farà e fa quello che tremila anni di storia, seppur con fatica, consentono di fare”.

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