Rapino, vertenza Mammarosa: la Corte dei Conti condanna sindaco, assessori e dirigente

rapino_mammarosaRapino. La Corte dei Conti Abruzzo ha condannato il sindaco di Rapino Rocco Cocciaglia, il vicesindaco Andrea Oliva, gli sssessori Sandrino Mascioli, Rocco Cocciaglia, Rosanna Mammarella e il dirigente esterno dell’Ufficio Tecnico Mario Santovito, per aver causato un danno grave e non scusabile nell’aver stipulato la transazione con la società Mammarosa Funivie, per gli affitti dei terreni destinati a piste da sci sulla Maielletta.

“I convenuti” scrive la Corte “sono giudicati responsabili di aver stipulato un accordo transattivo discostandosi irragionevolmente, con errore non scusabile, da una precisa indicazione fornitagli in apposito parere legale, senza appropriata valutazione di tutti gli aspetti tecnici e di merito della questione, causando la perdita per il Comune di una chance favorevole il cui vantaggio è stimabile equitativamente in euro 25mila”.

Soddisfatti i Consiglieri di opposizione, da sempre convinti che l’Amministrazione Comunale avesse preferito inspiegabilmente un solo e preciso imprenditore, a danno di altri imprenditori disposti ad investire per lo sviluppo del comprensorio sciistico e, soprattutto, degli interessi dell’intera comunità di Rapino. Con questa transazione il patrimonio comunale è, infatti, vincolato alle scelte di un unico soggetto privato per i prossimi 40 anni. Per questo, visto il rigetto da parte dell’Amministrazione di ogni confronto, si erano rivolti alla Procura Regionale della Corte dei Conti.

La Corte ha accolto le tesi stigmatizzando il comportamento degli amministratori di Rapino. “Ma al danno si aggiunge la beffa” commentano i Consiglieri di minoranza. “Il Dirigente Esterno dell’Ufficio Tecnico, infatti, scelto senza alcuna selezione pubblica e in spregio alla professionalità già disponibile nell’organico del Comune (sul cui contratto si attendono le decisioni della Corte), non solo costa ai cittadini di Rapino ben 25mila euro all’anno ma addirittura è stato ritenuto responsabile di aver arrecato un danno grave e non scusabile all’Ente, omettendo di fare il proprio dovere” .

La Corte lo ha condannato perché “ha del tutto omesso di esaminare i principali aspetti tecnici della questione, essendosi principalmente premurato di porre in evidenza i profili ‘di merito’ estranei alle proprie competenze piuttosto che quelli ‘tecnici’ su cui pronunciarsi. In ogni caso, quale responsabile a contratto del Servizio interessato, stante l’estrema rilevanza della questione, avrebbe potuto (e dovuto) redigere anche d’iniziativa una propria nota tecnica, volta ad illustrare compiutamente alla Giunta i termini ‘tecnici’ (oltre che squisitamente ‘legali’) della vicenda, in modo da consentire una più consapevole valutazione, sulla base di atti scritti e formali, non di meri scambi informali, da parte dell’amministrazione di appartenenza”.

“Riteniamo” aggiungono i Consiglieri di opposizione “che questa condanna debba immediatamente far tornare indietro l’Amministrazione revocando un contratto che penalizza, come ha riconosciuto la Corte, le scelte strategiche almeno fino al 2050 di un comprensorio turistico, che avrebbe dovuto portare beneficio alla intera collettività. Un patrimonio pubblico che Sindaco e Amministratori hanno trattato come un bene privato, che invece appartiene anche alle future generazioni, le quali sono state irragionevolmente private del diritto di deciderne il migliore utilizzo”.

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