Allarme inquinamento a Rapino: solventi cancerogeni nella falda sotto ex conceria Sagifur

Rapino. Falde acquifere contaminate da solventi, in alcuni casi anche cancerogeni. E’ quanto ha certificato l’Arta, relativamente alle rapino_panoramaanalisi effettuate nell’area sottostante l’ex conceria Sagifur, a Costa di Micucci di Rapino. Le falde acquifere sarebbero contaminate da solventi come Tetracloroetilene, Tricloroetilente (tanto per citarne un paio), oltre alla presenza di cromo totale. Le sostanze rilevate sarebbero la risultanza delle attività industriali del trattamento di pelli.

Anche la stessa società ha comunicato il superamento dei valori consentiti, ma solo per alcune sostanze. “ i dati delle analisi”, spiegano i consiglieri comunali di opposizione, “ segnalano un grave pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente, che si sarebbe già dovuto affrontare con le necessarie misure di messa in sicurezza d’emergenza della falda – come allertato dall’ARTA – da parte della Ditta Sagifur, quale “mero gestore del sito”, che ad oggi però non è stato effettuato. Il sindaco Cocciaglia, in qualità di autorità sanitaria, venuto a conoscenza già dal 5 maggio 2011 del superamento dei Csc (concentrazioni soglia di contaminazione, ndr) avrebbe dovuto emettere una ordinanza per la tutela della salute pubblica che vietasse l’utilizzo dell’acqua dei pozzi per uso irriguo e per la filiera agroalimentare. L’ordinanza, nonostante i ripetuti solleciti da parte della Asl non è stata ancora emessa”. Il caso di inquinamento, ora certificato dall’Arta, fa riaffiorare la polemica relativa alla variante al piano regolatore, che in qualche maniera interessa anche la zona in questione. “Avevamo già informato i cittadini di quanto fosse grave il fatto che, nonostante gli abusi edilizi su cui vertono gravano di demolizione”, prosegue la nota, “ nonostante i sequestri penali del passato su quell’insediamento abusivo in cui si teneva una attività industriale insalubre senza autorizzazioni, nonostante la recente acquisizione di tutti gli atti in originale da parte della Procura di Chieti e quindi di un procedimento penale in corso, l’amministrazione stesse portando avanti le procedure richieste dalla Sagifur per trasformare quell’area in zona industriale e consentirle “di riattivare la produzione. Adesso sappiamo per certo che quello che è sotto quell’area è stato, è e sarà pericoloso per la salute dei cittadini. La falda contaminata da sostanze cancerogene può essersi allargata ad altre zone. La bonifica costerà centinaia di migliaia, forse milioni, di euro che non sappiamo chi pagherà, ma soprattutto dovremo fare i conti con gli effetti dannosi per parecchi anni”.

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