Rapino, concorso vigile: chiesto rinvio a giudizio per sindaco e due assessori

tribunaleRapino. Concorso vigili urbani: la procura di Chieti chiede il rinvio a giudizio per il sindaco Cocciaglia, di due assessori e del dipendenti pubblico che, secondo l’accusa, aveva beneficiato della situazione. E’ questa la richiesta avanzata dal pm Rosangela Di Stefano, nei confronti del sindaco di Rapino, Rocco Cocciaglia, degli assessori Rocco Cocciglia (omonimo e cugino del sindaco) e Agostini De Pamphilis e del vigile urbano Lorenzo Medaglia.

I quattro sono accusati di abuso d’ufficio in concorso relativamente alla procedura con la quale era stato indetto un concorso al Comune di Rapino nel novembre del 2009, riservato al personale interno. In effetti, e su questo si basa la tesi dell’accusa, si sarebbe trattato non di un concorso pubblico per l’assunzione di un vigile, in quanto veniva impedito agli esterni di prendervi parte. Alla procedura concorsuale prese parte un solo concorrente, che poi risultò vincitore, che in precedenza svolgeva in seno alla pianta organica la funzione di operaio addetto al servizio idrico. L’anomalia fu segnalata alla procura dai consiglieri di opposizione (Rocco Micucci, Rita Rosano, Rocco Pasquale, Antonio Cellucci),  e fu aperta la relativa inchiesta. Il gip Paolo Di Geronimo ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 6 luglio e ha individuato come parti offese il Comune di Rapino e gli stessi consiglieri di minoranza. “A nulla sono servite le diffide da parte nostra , così come anche quelle del Ministero della Funzione Pubblica e del Difensore Civico, affinché l’amministrazione tornasse indietro e annullasse il concorso, riaprendo la possibilità di parteciparvi a tutti i cittadini che avessero i requisiti, dando loro una speranza di occupazione e anche al fine di evitare un danno erariale nei confronti dell’Ente. Le richieste sono state tutte ignorate, confermando la volontà di arrivare a quel risultato. Abbiamo adempiuto al nostro compito di vigilare e controllare sulla legittimità degli atti posti in essere dall’amministrazione, ma soprattutto abbiamo tutelato gli interessi dei cittadini comuni.  Pur nella presunzione di innocenza che è d’obbligo, le conseguenze saranno responsabilità solo di chi ha consapevolmente compiuto gli atti,cercando di far passare le nostre sollecitazioni come strumentali attacchi politici. Il fatto che il giudice ci abbia individuati come persone offese, testimonia che siamo gli unici ad essersi preoccupati del rispetto della legalità in favore della comunità. Valuteremo adesso se costituirci parte civile già all’udienza preliminare.”

 

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