Anche a Chieti la Fai Marathon

 Chieti. La Fai Marathon, iniziativa nazionale, è realizzata dai Gruppi FAI Giovani a sostegno della campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia”, attiva fino al 31 ottobre.

 Una passeggiata culturale nell’Italia più bella che, grazie ai 150 itinerari tematici proposti dai giovani del FAI – da percorrere liberamente, senza punti di partenza o arrivo, per intero o solo in parte, da soli o in compagnia – e alle visite a contributo libero a cura dei volontari della Fondazione, permetterà di vivere una giornata da “turisti a casa nostra”, emozionante e imprevedibile, alla scoperta di più di 600 luoghi di interesse artistico, paesaggistico e sociale che rappresentano l’identità, la storia e le tradizioni delle nostre città.

 L’itinerario pensato per Chieti prevede il seguente percorso storico:
Piazza Valignani (punto di partenza ore 10:30 e 11.30)- Quartiere Trivigliano e la lavorazione della lana – Porta Pescara- Fonte dei Cannelli – apertura straordinaria della Chiesa Santa Maria del Tricalle (punto di arrivo, una navetta riporterà i partecipanti al punto di partenza).

 Una “passeggiata culturale” a tappe accompagnati dai giovani ciceroni, Studenti dell’Istituto Superiore Galiani – De Sterlich e volontari FAI. Non è necessaria la prenotazione, registrazione prima della partenza con contributo libero al banchetto Fai in piazza Valignani. Lungo il percorso è prevista la sosta-ristoro presso il locale “Glory Days” offerta dalla Delegazione FAI Chieti.

 Hanno segnalato le aperture per il pranzo: il Caffè Vittoria, corso Marrucino 89, con il servizio self- service e il Kapsico Klubo, p.za Umberto I n.3 (menù turistico 15 Euro).

Note sintetiche descrittive dei luoghi

 QUARTIERE TRIVIGLIANO E L’ANTICA LAVORAZIONE DELLA LANA
La pastorizia è stata praticata in Abruzzo fin dagli albori della storia (vedi i graffiti nelle varie grotte della Maiella, del Morrone e del Gran Sasso). Federico II dettò le regole e tracciò per la prima volta la “Carta dei Tratturi” e “difesa” stabilendo anche prezzi e tariffe per i servizi da rendere ai pastori. Federico II stabilì anche i modi e i luoghi di raccolta in Chieti, Penne e Sulmona, quali piazze abilitate a raccogliere le materie prime e a lavorarle nell’intero quartiere “Trivigliano” di Porta Pescara, come deputato alla lavorazione della lana. Con alterne vicende, la lavorazione e il commercio proseguirono dal 1200 fino al 1600-1700. Chieti aveva sviluppato tecnologie originali dovute a due fatti, uno storico ed uno “occasionale”. Lo storico è che da sempre tutta la zona a valle delle Terme Romane era vocata alla coltivazione dei fiori, in particolare alle specie tintoree; quello occasionale avvenne intorno al 1350-1400, quando le imponenti gelate distrussero tutti gli opifici che si trovavano in montagna, interrompendo la lavorazione che la lana subiva in loco. Casualmente, si scoprì che trattando la lana in un recipiente fatto di una creta particolare, la fissazione delle tinte era immediata ed il risultato permanente. Fu una specie di “boom” poiché le lane di Chieti furono subito appetite dai fiorentini. I commercianti di Chieti aprirono delle proprie agenzie a Firenze (Via dei Teatini) dove tennero i loro banchi per oltre cento anni. La collaborazione si interruppe quando i teatini cominciarono a rifornire la città di Lucca, acerrima concorrente di Firenze nell’arte del “broccato”. L’entrata di Chieti in rapporti molto stretti con Firenze sviluppò una forte economia cittadina, talché numerosi artisti fiorentini (sicuramente Cimabue, forse Giotto) visitarono Chieti, lasciando le loro opere. Il quartiere di Santa Maria fu sede di molte corporazioni di Maestri artigiani il cui lavoro era connesso con l’arte della lana. La testimonianza è nel nome delle Vie ancora presenti nella toponomastica cittadina (Via dei Tintori, Via dei Calderai, Via dei Funari, Via dei Saponari).

 PORTA PESCARA
È l’unica superstite delle otto porte che si aprivano nelle mura perimetrali della città di Chieti. Costruita sotto gli Angioini nella seconda metà del duecento si compone di un semplice arco ogivale decorato, al suo interno, da mensoline scolpite a fogliame; all’esterno si nota un rifacimento neoclassico assai lineare in cui spicca la fascia di coronamento con motivo a metope e triglifi. La porta in basso, di recente restauro ad opera del Lions Club Chieti Host, è di fattura settecentesca e veniva utilizzata per il pagamento del dazio.

 FONTE DEI CANNELLI
Presso l’officina del gas, al punto di incontro delle vie Gasometro, Picena e Fonte Vecchia, è ubicata la Fonte dei Cannelli, una costruzione abbastanza articolata. Questa si compone di una fronte in mattoni, costituita da un muro di contenimento della collina, e di nove vasche separate da contrafforti, ugualmente in mattoni, che si riducono progressivamente verso l’alto, ove divengono lesene. Quelle centrali sono più alte e decorate da bugnature. Al di sopra della vasca di mezzo, il muro forma un timpano, privo di cornice ed architrave, sul quale è inserito uno stemma in pietra, a forma di scudo sormontato da una corona con cinque fiori. Nel campo, entro una cornice ovale, è raffigurato un guerriero a cavallo, Achille secondo la tradizione; tutto intorno corre una decorazione costituita in alto da volute ed in basso da fregi. La vasca centrale, più ampia, è alimentata da tre cannelli, sporgenti da rosoni in pietra e connessi ad un cunicolo, con pareti e volta in mattoni, che corre dietro la fronte della fontana. Sulla fronte era apposta, inoltre, una lapide con epigrafe da cui risultano l’anno di costruzione, il 1663, ed il committente, Camerario Barone Antonio Valignani.

 CHIESA SANTA MARIA DEL TRICALLE
La chiesa di S. Maria a (o del) Tricalle è ubicata poco fuori dal centro storico nella zona detta appunto del Tricalle dal latino “A Tribus Callis”, cioè all’incrocio di tre strade maestre. E’ un esempio dell’attenzione rivolta in Abruzzo ai templi a pianta centrale del Rinascimento toscano (insieme al S. Flaviano di Giulianova), anche se la sua costruzione originale risale al XIV secolo (1317), probabilmente sui resti di un tempio pagano dedicato a Diana “Trivia”. Riedificata e trasformata nel XV secolo (e poi ancora nel 1879) con l’aggiunta della cupola ovoidale, delle paraste angolari e della cornice ad archetti intrecciati, ovuli e palmette. Divenne chiesa cimiteriale per i condannati a morte alla fine del XVIII secolo. La chiesa, a pianta ottagonale in laterizio, conserva della costruzione trecentesca resti del porticato ed il semplice portale a sesto acuto in cotto con lunetta decorata con un delicato affresco raffigurante una “Madonna con Bambino”.

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