“Daspo urbano”, cos’è e come funziona

La misura, già prevista dalla legge, è stata ulteriormente rafforzata. Ecco cosa c’è da sapere.

Il decreto sicurezza approvato ieri dal Consiglio dei ministri prevede, tra altre cose, il rafforzamento del cosiddetto “daspo urbano”, un provvedimento introdotto nel 2017 al fine di aumentare la sicurezza nelle aree urbane e che dopo le prime applicazioni nelle grandi città del nord, si sta lentamente diffondendo in tutta Italia.

Come il più noto daspo relativo alle manifestazioni sportive, introdotto nel 1989 per combattere la violenza negli stadi, anche il daspo urbano non è altro che un provvedimento di allontanamento da un luogo pubblico per un determinato periodo di tempo.

Il provvedimento può essere adottato direttamente dal sindaco, d’accordo con il prefetto, nei confronti di chiunque ponga in essere condotte che impediscano l’accessibilità e la fruizione di determinati luoghi pubblici, oltre a coloro che negli stessi luoghi abbiano commesso gli illeciti amministrativi di ubriachezza, atti osceni ed esercizio abusivo del commercio o dell’attività di parcheggiatore.

Nella formulazione originaria, i luoghi pubblici tutelati attraverso il daspo urbano erano limitati alle infrastrutture relative ai trasporti e alle loro pertinenze, mentre la perimetrazione di ulteriori zone meritevoli di tutela era demandata ai singoli regolamenti di polizia urbana.

Con il decreto sicurezza approvato ieri invece, il daspo urbano viene automaticamente esteso anche ai presidi sanitari, alle zone di interesse turistico e alle aree destinate allo svolgimento di fiere mercati e pubblici spettacoli.

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