Il caso Tik Tok: il blocco imposto dal Garante per la Privacy e i rischi per i minori

Tik Tok è il social per eccellenza degli adolescenti.
La straziante storia della bimba di Palermo ha aperto una riflessione seria sull’utilizzo dei social, e del web in generale, da parte di bambini e adolescenti.
Antonella è morta a soli 10 anni per partecipare ad una “hanging challenge” letteralmente sfida ad appendersi, si è chiusa in bagno e come prevedeva la “challenge” lanciata su TikTok si è legata il collo fino a soffocare.
Le challenge sono di solito balletti o giochi che coinvolgono il pubblico per aumentare i follower dell’influencer che lancia la sfida, inviti che spingono a mettersi alla prova e che possono essere così al limite da mettere in pericolo chi partecipa.
Ora il Garante per la privacy e la sicurezza “ha disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”. Ad annunciarlo è una nota dell’Autorità che ha “deciso di intervenire con urgenza” a seguito della vicenda italiana. Al momento però l’azienda ByteDance proprietaria della piattaforma non ha interrotto il trattamento dei dati degli utenti italiani di cui non ha verificato l’età.
Il divieto dovrebbe portare al blocco di 9 milioni di italiani iscritti all’app fino al 15 febbraio.
Se i social hanno delle responsabilità si può dire che siano gli unici ad averne rispetto a figli minorenni, spesso sotto i 14 anni, che hanno tra le mani strumenti (telefonini e personal computer) che li mettono in contatto con la rete e dunque con il mondo intero?
O non vanno piuttosto guidati, osservati e anche gestiti con regole sui limiti di utilizzo in termini sia di tempo che di possibilità di aprire propri account?
I genitori non dovrebbero preoccuparsi del lato oscuro della Rete dove i ragazzi rischiano di diventare prede di pericoli invisibili?
Quel social era diventato il suo mondo” ha dichiarato il papà della piccola Antonella e conferma quelli che sono i dati, soprattutto in questo periodo di restrizioni, di come sia aumentato l’utilizzo di dispositivi telematici anche a causa delle mancate possibilità dei ragazzi di fare sport, incontrarsi con gli amici, persino andare a scuola. E con l’aumento dell’utilizzo dei social è allarmante il dato che arriva dagli ospedali dove si nota un aumento dei ricoveri tra i giovanissimi per tentati suicidi, lesioni, anoressia e bulimia.
Una emergenza nell’emergenza.
Come scritto sull’huffingtonpost “è indispensabile rafforzare un lavoro pedagogico, educativo e culturale che consenta un argine solido e duraturo per sostenere i bambini e i ragazzi nella loro crescita dentro un mondo così articolato e complesso come quello dell’ecosistema digitale. La questione dell’approccio alla tecnologia da parte dei minori è prioritariamente educativa” e molto spesso i genitori faticano a conoscere e capire quel mondo digitalizzato tanto amato dai loro figli.
Se i ragazzi di oggi sono più svegli e precoci il loro approccio al mondo è pur sempre quello che può avere un adolescente, con la maturità e la consapevolezza della sua “piccola” età.
I numeri dei reati online di quest’anno di pandemia fanno registrare reati contro i minori tipo adescamento e pedopornografia in crescita del 132%.
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