L’Aquila. Una larga alleanza di forze sindacali, sociali, culturali e professionali ha costituito una coalizione per difendere l’immenso patrimonio di arte e cultura del territorio aquilano, lanciando la campagna nazionale ‘Abbracciamo la cultura’. Questa mattina la conferenza stampa per presentare due appuntamenti dedicati.
Un bene culturale rappresenta la cultura, la storia di un territorio; è testimone di identità, segno di appartenenza, vettore di speranze verso il futuro: questo il messaggio lanciato da Legambiente, Istituto nazionale di urbanistica e Cgil. Il sisma del 6 aprile, oltre a provocare vittime e danni materiali, ha modificato il rapporto tra individuo e territorio. Spesso il legame si è allentato o diversificato. La consapevolezza che l’identità e l’appartenenza territoriale possano funzionare da catalizzatori per la rinascita della città deve essere condivisa e interiorizzata dai cittadini, ma soprattutto da chi ha la responsabilità delle scelte che, fatte nell’emergenza, segneranno il territorio per decenni. Per approfondire e far conoscere meglio come recuperare questo legame spezzato, si terranno nel capoluogo due manifestazioni.
La prima è prevista per domenica, alle 10.30 a Piazza Palazzo: i cittadini si daranno appuntamento per ‘Abbracciamo L’Aquila’, per richiamare ancora una volta l’attenzione sull’urgenza di una ricostruzione che parta dal centro storico e che renda accessibili subito i suoi monumenti. Aderiscono alla manifestazione il Comune dell’Aquila, il Movimento delle carriole, Assemblea Cittadina e le associazioni di Piazza d’Arti, e partecipano la Banda di Paganica e il Trio 99.
Giovedì 3 marzo il secondo, alle 15,30 nell’auditorium CGIL in via Saragat: Arci, Cgil, Inu e Legambiente hanno organizzato una tavola rotonda dal titolo ‘Per una Cultura della ricostruzione’. Interverranno: Pierluigi Properzi (Istituto Nazionale di Urbanistica), Claudio Falasca (CGIL Nazionale), Vittorio Cogliati Dezza (Presidente nazionale Legambiente), Simone Ombuen (Urbanista), Antonio Centi (Presidente Istituzione Sinfonica Abruzzese), Pier Ugo Foscolo (Preside Facoltà Ingegneria Università degli Studi dell’Aquila), Roberto Di Vincenzo (Editore), Carlo De Matteis (Storico), Francesco Zimei (Musicologo). Coordinerà Paolo Mastri (Capo Redattore Il Messaggero Pescara).
“A L’Aquila del post terremoto si assiste alla diffusione, con tempi accelerati dettati dall’emergenza prima e dalla ricostruzione poi, di un modello dissipativo di città diffusa che abbiamo visto affermarsi sia nel nostro Paese che altrove nel mondo”, commenta Antonio Ricci, della segreteria di Legambiente Abruzzo, “Una proliferazione insediativa che comporta un dissennato consumo di suolo e mal si coniuga con efficienza energetica, mobilità pubblica sostenibile, ruolo del centro storico come elemento attrattivo di un ampio territorio. E proprio il centro storico recuperato con i più elevati criteri di sostenibilità (antisismicità compresa) può rappresentare un volano per l’economia del turismo culturale e di qualità; perché se è vero che “dal turismo può partire la rinascita” è altrettanto vero che progetti come quello di recente presentato hanno il sapore stantio di una visione vecchia e pericolosa di sviluppo. La riscoperta del valore della tutela del territorio, dei paesaggi, della cultura, delle tradizioni e della storia delle comunità, si sposa con la necessità ormai riconosciuta, non solo in Europa, di avere occasioni, strutture e luoghi, nei quali la qualità ambientale viene sempre più largamente percepita come un plus per migliorare la vacanza e tutelare l’ambiente adottando comportamenti responsabili. Scellerato consumo di suolo, cementificazione, infrastrutture a servizio di nuovi insediamenti di seconde case, stagionalizzazione dei flussi turistici vanno in direzione opposta all’unica forma di turismo in crescita”.
Secondo il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica Pierluigi Properzi è da rivedere innanzitutto l’approccio globale alla ricostruzione del capoluogo abruzzese. Properzi spiega che “la ricostruzione dell’Aquila si è posta all’indomani del terremoto come una questione particolarmente complessa, sia per la dimensione dell’abitato colpito (circa 1500 ettari su 14 chilometri) che per la diversità rispetto ai casi precedenti, visto che si parla di una delle più importanti ed estese città storiche dell’Italia centrale. Questa ricostruzione non può essere perciò ricondotta all’interno dei modelli e delle esperienze tradizionali. Si pongono assieme i problemi della ricostruzione delle economie delle comunità di base e dell’integrazione delle economie logore con le nuove e aggressive economie della ricostruzione, che usufruiscono di cicli edilizi drogati dalle componenti fondiarie e finanziarie». Per cominciare ad affrontare efficacemente il compito gravoso occorre, spiega Properzi, che “venga superato il modello fin qui adottato, zoppo, di governance della ricostruzione, tutto definito da decreti e ordinanze. La posizione dell’INU è quella di una attività di sostegno e di accompagnamento di questo processo, sperando comunque in una revisione della Legge 77/09 che è stata pensata per un diverso sistema di governo della ricostruzione”.
Il Segretario Generale della CGIL L’Aquila Umberto Trasatti pone l’accento sui mancati interventi di recupero delle testimonianze storiche ed artistiche, sull’abbandono del centro storico e delle sue macerie che peggiorano un quadro già devastante. Trasatti ribadisce che, “per i beni culturali, occorrono almeno 3,5 miliardi di euro” e che, “sino ad oggi, le cifre stanziate tra Protezione Civile e Mibac non hanno permesso un intervento significativo ed in parte sono state sprecate in un eccesso di azioni urgenti prive di progettualità”. Il Segretario della CGIL sottolinea inoltre l’importanza di “ricostruire la cultura perché essa rinasca unitamente ai suoi più diretti fruitori, gli aquilani e gli abruzzesi. Parlare di beni culturali e di ricostruzione, in modo particolare qui all’Aquila, quindi, per la CGIL, non può prescindere dalla fitta trama – oggi drammaticamente recisa – di un tessuto che unisce il cittadino alle sue testimonianze storiche ed al vivere quotidiano in stretto rapporto con esso”.
Daniele Galli