L’Aquila. Pioggia e grandine a L’Aquila, alla vigilia del terzo anniversario del sisma che ha distrutto la città il 6 aprile 2009. Domani, sarà lutto cittadino, come disposto dal sindaco Massimo Cialente e tutti gli edifici pubblici saranno listati a lutto. “Per non dimenticare” commenta il primo cittadino “e per contrassegnare quanto è ancora vivo e presente in ciascuno il dolore per le tante vite cadute sotto le macerie del sisma”. Ma oggi, dopo tre anni, qual è la situazione?
Le macerie e il disagio sociale. La ricostruzione procede ancora a rilento, con 21.731 persone (dei 72 mila residenti) ancora assistite (16 mila in meno rispetto al 2011). Di queste oltre 7 mila abitano nei Map (Moduli abitativi provvisori, ossia le casette di legno, nate subito dopo la tragedia per opera del Dipartimento della protezione civile nazionale), 573 nelle case in affitto concordato con la Protezione Civile, 630 attraverso il fondo immobiliare. Altre 314 persone risiedono in albergo o nella Scuola sottufficiali delle Fiamme gialle di Coppito. Il numero più consistente della popolazione (13 mila cittadini circa) risiede nelle 19 new town, il Progetto “Case”. Abitazioni provvisorie che hanno avuto un costo di 2.700 euro a metro quadrato e che, a distanza di tre anni, è oggetto di non poche lamentele relative a difetti non calcolati o interventi di manutenzione non fatti. Nel frattempo numerose le piccole e medie aziende che sono state costrette a chiudere a causa della mancata ripartenza. Confartigianato parla di circa 500 micro imprese artigianali che non sono riuscite a ricollocarsi e altre 1.500 a rischio chiusura. La ricostruzione, infatti, è ferma. Soltanto nell’immediata periferia sono cominciati a macchia di leopardo i lavori di ristrutturazione o ricostruzione. Circa 11 mila i cantieri aperti nei 56 comuni del “cratere”, 23 mila gli edifici che hanno subito i danni gravi dal terremoto. Nel solo capoluogo sono state presentate 8.881 richieste di indennizzo e solo in 2.712 casi sono stati concessi contributi definitivi per le abitazioni classificate “E”. Fermi ancora alla messa in sicurezza i cantieri nel centro storico (circondati da tonnellate di macerie, altre 211 mila sono state portate via su un totale di 4 milioni) in cui da ricostruire sono circa 177 ettari oltre ai 403 delle frazioni. Sul fronte delle risorse finanziarie per gli interventi post-sisma, la somma che stanziata è pari a 10,6 miliardi, di cui 2,9 relativi all’emergenza e 7,7 per la ricostruzione. Risultano ancora da utilizzare 5,7 miliardi. Per quanto riguarda le risorse a disposizione della Struttura per le gestione dell’emergenza, dal febbraio 2010 ad oggi sono state trasferite risorse per 2,344 miliardi di euro, mentre sono ancora disponibili 1,367 miliardi. Per quanto riguarda la messa in sicurezza delle scuole, sono stati stanziati 226 milioni di euro, per un totale di 269 istituti scolastici (166 nell’Aquilano, 43 nel Teramano, 40 nel Pescarese e 15 nel teatino). Per quanto riguarda i monumenti, i beni artistici rilevati sono circa 1.842 distribuiti su 150 Comuni nelle 4 province della regione. Si tratta in particolare di 1.053 chiese e 730 palazzi, oltre 60 beni di altra tipologia (mura, porte, fontane), per le quali si è proceduto alla elaborazione di una relazione sintetica di rilievo del danno, delle condizioni di agibilità o della necessità di messa in sicurezza. Dei 1842 beni rilevati soltanto il 27 per cento sono risultati agibili. In particolare, circa il 36 per cento delle chiese risulta inagibile. Per quanto riguarda, invece, i palazzi del centro storico, la percentuale di quelli inagibili risulta significativamente più elevata (circa il 73 per cento). Il livello di danno medio riscontrato con più frequenza è grave, con una consistente percentuale di edifici con danni molto gravi, mentre è prevalentemente medio o lieve nei palazzi rilevati negli altri territori. Al 30 giugno 2010 erano state recuperate e poste in sicurezza 5.000 opere d’arte mobili e 247.532 volumi provenienti da archivi storici e dalla Biblioteca Provinciale dell’Aquila. Per gli edifici pubblici e privati di interesse storico artistico, tutelati e non, i Comuni del “cratere” hanno provveduto ad affidare i lavori per la messa in sicurezza a ditte selezionate, sulla base di un progetto redatto dalle stesse imprese esecutrici. In totale sono stati autorizzati 430 progetti nel Comune capoluogo e 91 negli altri Comuni. Per la messa in sicurezza sono stati spesi circa 5 milioni di euro. Circa 600 mila i beni librari recuperati. Infine studi di settore hanno messo in luce come il 70 per cento degli aquilani è affetto da depressione silente che provoca sensazione di insoddisfazione e tristezza.
Le inchieste. Duecentoquindici sono i fascicoli aperti sulle 309 vittime. L’inchiesta “madre” è quella sulla Commissione Grandi Rischi per la quale i pm aquilani hanno portato alla sbarra i sette esperti che hanno partecipato all’Aquila alla riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma, al termine della quale, secondo l’accusa, si sono lanciati messaggi rassicuranti che non hanno fatto attivare precauzioni in grado di salvare vite umane. Il ritmo delle udienze e’ piuttosto serrato, la sentenza è prevista in estate. “Al di là della nostra soddisfazione” ha detto il procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini “a tre anni dalla tragedia voglio sottolineare che il nostro lavoro era oltremodo doveroso, essendo legato a vicende molto tristi che attengono alla vita dei cittadini con tante famiglie che hanno perso i propri cari in situazioni drammatiche. Sono convinto che abbiamo dato ai parenti delle vittime un piccolo sollievo nell’individuare i presunti responsabili dei crolli. Certo, nessuno potrà ridare ai familiari le persone scomparse, ma la garanzia di giustizia ha comunque un valore importante”.
Il pericolo infiltrazioni mafiose. Per la Procura della Repubblica dell’Aquila, impegnata nelle inchieste del post sisma, entra nel vivo anche un’altra sfida: il contrasto alle infiltrazioni della malavita organizzata in quello che è considerato il cantiere più grande d’Europa, un’attività che nei prossimi mesi sarà intensificata perchè, dopo tante incertezze, sta per partire la cosiddetta ricostruzione pesante, cioè quella delle case più danneggiate.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. “In occasione del terzo anniversario del terremoto che ha colpito L’Aquila e il suo territorio, desidero rinnovare l’espressione dei miei sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime ed a quanti in quel tragico evento hanno subito danni personali e materiali. Rinnovo anche la mia più viva gratitudine ai tanti uomini e donne delle istituzioni, dell’associazionismo e del volontariato, che con slancio straordinario e generoso impegno si sono prodigati per dare soccorso, aiuto e assistenza alle popolazioni colpite da una così grave devastazione. A tre anni dal terremoto, sento infine il dovere di lanciare un appello per una sempre più proficua collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, il mondo produttivo e le varie componenti della società civile affinchè ne venga un impulso decisivo al processo di ricostruzione. La comunità abruzzese, forte e tenace, alla quale va in questa triste ricorrenza il mio partecipe e affettuoso saluto, deve essere certa del sostegno della nazione intera per la rinascita del suo territorio e il graduale ritorno alla normalità”.
Il Commissario per la Ricostruzione Gianni Chiodi. “La sfida dei prossimi mesi è quella della ricostruzione dei centri storici, tenendo presente che la stessa sarà possibile perché la popolazione, per la stragrande maggioranza, è al sicuro nel progetto CASE e che la responsabilità di tale processo è nelle mani esclusive dei sindaci e, per la parte più rilevante, del sindaco del Capoluogo. Molti dicono la loro opinione sullo stato della ricostruzione. Spesso citando erroneamente esempi di altre tragiche esperienze. Molti altri traguardano la situazione attraverso lenti deformate dalla strumentalizzazione, giustificata da ogni sorta di intenzione. Tutti gli attori istituzionali, da quelli locali a quelli nazionali, hanno avuto come principale obiettivo quello della ricostruzione del centro storico della città, simbolo della cultura e della storia di questa terra. Così, gli alloggi del progetto CASE, sono state solo un mezzo per arrivare al fine di riavere ricostruito il centro storico. Sperimentare questo nuovo modello di gestione abitativa ha significato venire incontro alle difficoltà che la città si è trovata ad affrontare con una seria emergenza abitativa dopo gli ingenti danni provocati dal sisma, con abitazioni costruite secondo standard qualitativi elevati e norme antisismiche, a costi relativamente contenuti. A tutti, anche a chi oggi la critica, era sembrata allora la soluzione più adatta e rispondente alle effettive necessità post terremoto, coscienti che il recupero delle abitazioni private avrebbe richiesto tempi medio lunghi. In tale processo, giustamente, i sindaci, con in prima fila il primo cittadino aquilano, sono stati tra i sostenitori della scelta di consegnare la responsabilità della ricostruzione dei centri storici ai sindaci, quindi ai cittadini di ogni paese e citta’ del cratere. Ciò è avvenuto per il terremoto del Friuli, difficilmente paragonabile alla situazione abruzzese, dove i sindaci hanno predisposto tutti i piani di ricostruzione tra la fine del 1979 e i primi mesi del 1980: oltre tre anni dopo il terremoto del 1976. Mi auguro che i nostri sindaci, ma ne sono sicuro, sappiano fare meglio di quanto si sia fatto in qualsiasi altra parte del mondo in circostanze simili e utilizzare il formidabile strumento dei piani per restituire ai cittadini territori pronti a cogliere la sfida del prossimo decennio. A tre anni dal sisma oggi si vede l’avvio della ricostruzione pesante. Molti cantieri per gli edifici E stanno partendo. La ricostruzione privata fuori dai centri storici e relativa agli edifici lievemente e mediamente danneggiati (classificazioni A, B e C), ad oggi, può dirsi sostanzialmente conclusa, ed ha permesso il rientro a casa di oltre 34.000 persone. In queste settimane si stanno aprendo, in modo significativo, i cantieri per la riparazione degli edifici gravemente danneggiati fuori dai centri storici (classificazione E). Entro il 30 aprile prossimo tutte le pratiche E, presentate entro il 31 agosto 2011, pari a circa 7.500, saranno esaminate dai tecnici della cosiddetta filiera, mentre entro il 31 agosto prossimo saranno esaminate le restanti circa 1.500, per un totale complessivo di circa 9.000 richieste. Da oggi al mese di settembre prossimo saranno attivati, pertanto, oltre 9.000 cantieri della ricostruzione privata pesante, consentendo entro il 31 dicembre 2012 il rientro di altre migliaia di persone nelle loro abitazioni. Riteniamo, inoltre, che entro l’estate sarà approvata la maggior parte dei Piani di Ricostruzione. Il lavoro ancora da fare è molto, ma dobbiamo lavorare tutti verso un comune obiettivo per la rinascita dell’Aquila che può e deve rappresentare un formidabile volano per l’intero Abruzzo. Quello che mi auguro e’ che presto, archiviata la fase prossima delle consultazioni amministrative, si recuperi serenità e senso delle istituzioni”.
L’Arcivescovo Mons. Giuseppe Molinari. È la speranza la protagonista del messaggio che l’arcivescovo, mons. Giuseppe Molinari, lancia alla città dal quindicinale diocesano ‘Vola’ in occasione del terzo anniversario del sisma. Certamente la situazione cittadina non è rosea, infatti rileva l’arcivescovo che: “Abbiamo sperato e non cessiamo di sperare. Anche se spesso è difficile. È difficile sperare quando dopo la stagione della solidarietà e dell’attesa fiduciosa ci siamo scontrati con le promesse non mantenute, con le allucinanti resistenze della burocrazia, con le meschinità della politica e gli egoismi attecchiti perfino tra le zolle della nostra tragedia e il sangue dei nostri morti. Si, in queste condizioni, è proprio difficile sperare. Eppure bisogna continuare a lottare e sperare”. Con l’occasione l’arcivescovo ricorda mons. Alfredo Battisti, vescovo emerito di Udine che ha conosciuto la tragedia del terremoto in Friuli, dal quale ha ricevuto una lettera di incoraggiamento il 6 maggio 2009. In essa colpisce un augurio che il vescovo friulano fa agli aquilani: “. Auguro che, come è accaduto in Friuli, questo tempo duro per la Sua Chiesa sia anche un tempo grande per i valori umani e cristiani riscoperti scavando e piangendo tra le macerie. Il Signore Le dia tanto coraggio e speranza in Cristo Crocifisso e Risorto”. Questa frase dà modo all’arcivescovo di porsi domande e approfondire riflessioni sull’attuale condizione degli aquilani: “Noi aquilani, scavando e piangendo tra le nostre macerie, cosa abbiamo scoperto?». C’è chi ha scavato solo disperazione. Ci sono altri che, purtroppo, hanno scavato egoismo e insaziabile brama di volersi arricchire sul dolore degli altri. C’è anche chi ha scavato solo indifferenza e voglia di dimenticare, dimenticando anche la propria città e le proprie radici”. Nella parte finale della lettera torna la speranza nelle parole di mons. Molinari: “Se lo vogliamo, pur continuando a scavare e a piangere tra le nostre macerie (che purtroppo sono ancora davanti ai nostri occhi), possiamo anche noi riscoprire valori umani e cristiani. Possiamo riscoprire il valore della giustizia, il valore della solidarietà, il valore del rispetto del prossimo (soprattutto se debole e indifeso), il valore della verità, il valore del primato dell’essere sulla bramosia dell’avere. E possiamo riscoprire, soprattutto, il valore delle nostre radici, della nostra storia, fatta di cultura, di arte e di bellezza. Possiamo riscoprire che, se lo vogliamo, anche noi siamo capaci di essere un popolo unito, forte, deciso, che sa buttarsi dietro le spalle tutte le miserie della politica e guardare a ciò che più conta: il futuro della nostra città e dei nostri giovani. Un futuro che si può ricostruire, ancora una volta, sui valori umani e cristiani che sono l’anima e il sangue di tutta la nostra storia”.
Il vescovo ausiliare, mons. Giovanni D’Ercole, ricorda su ‘Vola’ il triste evento di tre anni fa: “Tre anni: torna con la drammaticità della memoria l’anniversario del terremoto che alle 3,32 della notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 ha cambiato la vita e la storia della nostra città e della regione che la circonda. Il sisma ha frantumato case e dilaniato cuori. Quella notte ha segnato uno spartiacque: ormai quando si ragiona c’è un prima e un dopo, e tutto è ormai inesorabilmente cambiato. Nulla è come prima; nulla può più essere come prima”. Bisogna essere uniti come cittadini, poiché la ricostruzione però urge ed “ognuno è chiamato responsabilmente a dare il suo contributo secondo le proprie competenze e possibilità, mirando e camminando tutti verso la stessa direzione perché non possiamo che avere il medesimo obiettivo. Sentirsi fratelli è il primo importante “focus”a cui tendere senza stancarsi, né scoraggiarsi. Altra condizione da considerare è costruire la riconciliazione all’interno delle famiglie, delle comunità. Ovunque. Riconciliarsi è essere pronti a darsi la mano rigettando la tentazione dell’egoismo che ti fa chiudere nel tuo interesse particolare, è sollevare chi sta in difficoltà, è fermarsi e stare vicino a chi condivide con te la stessa sorte”.
Il presidente del Consiglio Regionale, Nazario Pagano. “Con un simbolico abbraccio, uniamoci per ricordare la memoria delle 309 vittime del sima che, sono sicuro, vogliono tanto quanto noi la rinascita di uno dei territori più antichi del nostro Abruzzo. La ricorrenza del 6 aprile deve coinvolgere le sensibilità di tutti gli abruzzesi, nel ricordo di una tragedia inenarrabile, che ha colpito e sconvolto la comunità aquilana e gli altri centri della nostra regione. Abbiamo voluto celebrare la funzione religiosa in un luogo simbolo della nostra istituzione: la sala consiliare, intitolata a un dipendente del Consiglio regionale, morto a causa del terremoto; essa è il luogo istituzionale dove vengono assunte le decisioni più importanti per la vita della nostra regione. Abbiamo ancora negli occhi il comportamento dignitoso e la maturità con cui gli aquilani hanno sopportato e combattuto con forza le conseguenze del terremoto che ha cambiato per sempre la storia dell’Aquila e della nostra regione. Credo che oggi sia giusto e importante unirci nel ricordo della tragedia e nell’auspicio che l’opera di ricostruzione sia intensificata, per restituire all’Aquila e a tutti gli altri centri colpiti dal sisma, la propria identità sociale e urbanistica, costruita con sacrificio e sentimento nel corso di tanti secoli. Non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla rassegnazione L’Aquila tornerà più bella di prima”.
L’assessore comunale Stefania Pezzopane, all’epoca presidente della Provincia de L’Aquila. “Il 6 aprile 2012 non è un giorno come gli altri. Non lo è per noi aquilani, che non riusciamo, dopo tre anni, a vivere questa ricorrenza come un giorno qualunque. Non può esserlo perchè il dolore e il ricordo di quella tragica notte sono ancora vivi e brucianti e, man mano che passa il tempo, ci accorgiamo che il 6 aprile continuerà ad essere sempre di più, per noi, un giorno diverso. Uno spartiacque tra un prima e un dopo. Una data che ha determinato una cesura insanabile nelle nostre vite, unendo l’esperienza individuale di un dolore incancellabile alla consapevolezza collettiva di un dramma di cui non riusciamo ancora, a distanza, di tempo, a tracciare i contorni. Una sorta di infinito, e di indefinito, che alberga nell’anima di ciascuno di noi e intorno al quale vive il senso più vero e più profondo del riconoscerci come singoli e come comunità. Non è un giorno come gli altri perchè trecentonove persone non ci sono più. Trecentonove figli di questa città, persone care che non rivedremo. Trecentonove ferite nel cuore dei loro parenti. Oggi non è un giorno normale perchè sappiamo che non lo è per tutti loro. Non c’è, infatti, solo il dolore per chi abbiamo perso, ma anche la preoccupazione per chi resta e a cui dobbiamo stare vicino. Un compito, direi un dovere, che riguarda soprattutto le istituzioni, locali e nazionali. Questo lutto, questo dolore, sono infatti, e devono essere, il lutto e il dolore dell’intero Paese, che non puo’ restare a guardare. Parlo degli orfani, per esempio. Bambini e ragazzi rimasti senza una guida, senza un sostegno, senza un riferimento. Per loro, fino a questo momento, ci sono stati solo la vicinanza e l’appoggio dei parenti più prossimi. Nient’altro. Deve essere dunque un nostro preciso dovere pensare anche a chi resta. Come Amministrazione e come Paese dobbiamo stare vicini a questi ragazzi e a tutti i parenti delle vittime, in particolare a chi, fra loro, vive in condizioni di difficoltà e di disagio. Per queste ragioni ho inviato, nei giorni scorsi, una lettera al ministro Fabrizio Barca nella quale ho chiesto un intervento legislativo da parte del Governo che riconosca lo status di parente di vittima del terremoto, soprattutto per aiutare gli orfani del sisma e tutti quei parenti che vivono un particolare stato di necessità. Un impegno del Paese, ripeto, perchè per tutta l’Italia questo non deve essere un giorno normale. Il 6 aprile resta una data diversa dalle altre perchè sono passati più di mille giorni e sentiamo sulle nostre vite il peso di una precarietà e di un disorientamento che persistono. La nostra città è ancora deserta, ferita, priva di quella vita pulsante che era, poi, la quotidianità di ciascuno di noi. La ricostruzione, quella vera, non è mai partita e quello che il terremoto ci ha tolto resta dunque una mutilazione nelle nostre esistenze. Ancora oggi 30mila cittadini aquilani sono fuori dalle loro case, oltre mille attivita’ produttive restano chiuse nel centro storico abbandonato. Ancora oggi la nostra economia soffre il peso di quella tragedia, che tale è stata anche per quanto riguarda l’occupazione, lo sviluppo, le prospettive per i nostri figli. Ancora oggi, infine, i luoghi della socialità e della cultura non sono stati recuperati e la loro assenza ci allontana ancora di più da una normalità che non c’è. Nonostante tutto questo ci sorprende la nostra forza. E, mentre ci prepariamo a una condivisione silenziosa del dolore, individuale e collettivo, dobbiamo constatare il coraggio e la dignità di una popolazione che, nonostante tutto, non si è arresa. Questo non è un giorno normale proprio perchè, a fianco al lutto che è impresso come una ferita nei nostri cuori, ci stupiamo della nostra forza e della speranza che ancora riusciamo a donare allo sguardo con cui cerchiamo di abbracciare il futuro”.
Il sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente. Care Aquilane e cari Aquilani, il 6 Aprile 2012 segna il terzo anniversario della tragedia che ci ha colpiti, travolgendo per sempre le nostre vite. Un giorno in cui onorare il lutto per le 309 vittime, il cui ricordo da tre anni dilania la nostra quotidianità. Un dolore che le nostre generazioni non riusciranno mai a rimuovere. Ma il 6 Aprile è anche il momento in cui è doveroso un bilancio di quanto siamo riusciti a fare per ricostruire la nostra Comunità e le nostre case. Gli oggettivi ritardi non hanno diminuito la determinazione di portare a termine il nostro lavoro. Oggi possiamo e dobbiamo cominciare a guardare con fiducia al futuro. E’ per questo che in questi giorni di dolore vi invito a trovare l’ energia per accelerare al massimo la ricostruzione della nostra Città.
Lo dobbiamo ai nostri figli, a noi stessi, alla memoria di chi ci è stato strappato quella notte.
Il presidente del Senato, Renato Schifani. “A tre anni dal terribile terremoto che devasto’ l’Abruzzo, nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009, desidero rinnovare la mia vicinanza a tutti gli abruzzesi, insieme al profondo cordoglio per quanti persero la vita nel sisma. Non potremo mai dimenticare lo sgomento e il dramma di quei giorni, come pure non possiamo tacere il travagliato e lungo percorso della ricostruzione, che deve proseguire con rinnovato slancio e determinazione: per restituire in tempi brevi agli abruzzesi quella normalità che consentirà il pieno recupero di una terra ricca di storia e di tradizioni. Desidero esprimere la nostra riconoscenza nei confronti di quanti hanno profuso il proprio impegno con generosità e sacrificio per la gestione dell’emergenza e di coloro che quotidianamente si prodigano a favore della vostra regione. L’impegno e l’abnegazione fin qui dimostrati sono il segno tangibile di una unità e una solidarietà concreta non solo delle Istituzioni ma dell’intero Paese”.