Inchiesta appalti G8, su Facebook “Quelli che a L’Aquila alle 3,32 non ridevano”

terremL’Aquila. I contenuti delle intercettazioni telefoniche relative all’inchiesta sugli appalti a La Maddalena continuano a suscitare indignazione.

È nato, infatti, un gruppo su Facebook dal titolo “Quelli che a L’Aquila alle 3,32 non ridevano”, che nel giro di poche ora ha già superato i 2.500 iscritti. Molto forti i commenti pubblicati sulla bacheca del gruppo contro Guido Bertolaso e, soprattutto, contro i due imprenditori accusati di aver pronunciato quelle orribili parole, Gagliardi e De Vito Piscicelli.

Intercettati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Firenze, i due sarebbero stati, infatti, i protagonisti di una strana conversazione. “Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto” è il commento di uno all’altro, “perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno”. “Lo so” ride il secondo. “Per carità, poveracci”. “Va buò”. “Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto”.

I commenti del social network più famoso accusano, ovviamente, gli imprenditori di cinismo, mentre ricordano i momenti drammatici del terrore sotto le macerie, della disperazione negli occhi di chi, in quel momento, ha visto famiglie distrutte e una città in ginocchio.

“Proporrei un giro “turistico” per le vie della città” commenta una ragazza sulla bacheca del gruppo, “ma non in quelle riaperte alla viabilità. E vedere se hanno ancora il coraggio di ridere… per chi vive qui la ferita si riapre ad ogni crepa che si vede sui palazzi, ad ogni muro squarciato…”.

Legambiente. “Dalle intercettazioni relative all’indagine – ha dichiarato il presidente di Legambiente Abruzzo Angelo Di Matteo – sembra trasparire un sistema inquietante di sciacallaggio costituito da imprese e funzionari dello Stato che, oltre ad offendere la dignità dell’intera popolazione abruzzese, getta ombre preoccupanti sul malaffare che si è mobilitato intorno alla tragedia del terremoto. Ci auguriamo che la protezione civile, con una seria operazione trasparenza, possa fugare ogni dubbio sulla correttezza del suo operato e garantire che quanto prefigurato dalle intercettazioni telefoniche non sia realmente accaduto. La vicenda nel suo insieme dimostra quanto sia necessario superare le autorità straordinarie, che con le deroghe alle leggi possono dar vita a vere e proprie zone grigie dove maggiore è il pericolo di illegalità. Pertanto, anche nella vicenda aquilana occorre ristabilire le regole ordinarie, limitando al massimo le forme di commissariamento e riaffidando i poteri ai sindaci ed alle autorità locali”.

Tania Di Simone

 

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