Chieti. Dipende anche dai cittadini il buon funzionamento dell’impianto di depurazione: è il monito da prendere in considerazione, scaturito dalla visita guidata al Depuratore San Martino di Chieti di una delegazione di cittadini dello Scalo, interessata a conoscere l’attività dell’impianto, dal quale, in situazioni critiche si sviluppano cattivi odori.
La visita è stata condotta dal direttore dell’impianto dotto Andrea De Luca e dall’ingegnere Giustino Angeloni, della Theate Consult, consulente ecologico ed ambientale del Comune di Chieti. Un monito raccolto da Bianca Di Quilio, presidente dell’Associazione Villabloc, da Gigino Ienni, da Daniele Mammarella e da chi scrive, in qualità di presidente pro tempore della Pro Loco “La Vallata”, che hanno già annunciato la promozione, appena possibile, di incontri di informazione e di educazione ai sistemi di depurazione, nei saloni della Parrocchia di Madonna delle Piane. Più conoscenza se ne ha e più si comprende l’importanza di una collaborazione collettiva dell’impianto, i cui costi, occorre saperlo, gravano sulle bollette dell’acqua. Bollette che potrebbero essere meno gravose per i cittadini, con una politica ecologica e ambientale più oculata anche a livello regionale.
Sarà utile sapere che a Chieti esistono tre impianti di depurazione: quello in riva al fiume Pescara, costruito nel 1988/89, detto “a fanghi attivi”, di Contrada Selvaiezzi n. 1, del Consorzio di Bonifica Centro, per 130.000 abitanti/equivalenti, nei cui pressi sorge l’impianto della Depuracque per la produzione di fanghi (CER 19.08.05 / 19.08.14); quello del Buon Consiglio in riva all’Alento; e quello d Vallepara, sempre in riva all’Alento, sotto Ripa Teatina.
“Il tutto – spiegano i due tecnici Andrea De Luca e Giustino Angeloni – per 200.000 abitanti/equivalenti, capaci cioè di smaltire acque reflue e scarichi inquinanti per un territorio di 200.000 abitanti, per far capire meglio i numeri!”.
Nei tre impianti giungono inviate acque reflue e acque putride di pozzi neri; percolati di discariche d’Abruzzo; acque di prima pioggia, con le quali, purtroppo si trascinano anche scarti di varia natura (fogliame, plastica, cartacce) non….graditi all’impianto.
“Di qui – sottolineano i due tecnici – l’esigenza per un miglior funzionamento della esistenza di due reti di alimentazione: la rete fognante e quella delle acque meteoriche. Ma si richiedono adeguati investimenti”.
Dagli scarichi fognanti, forse è opportuno conoscere anche questa curiosità, è possibile conoscere quando in città aumenta il consumo di droghe (cocaina, eroina e chissà che altro) attraverso le analisi condotte sulle acque reflue costantemente.
Dopo una osservazione dall’alto degli impianti è seguita una visita attenta tutti i settori: dal canale di arrivo delle acque nere, alle varie vasche di decantazione, da dove si ricavano sabbie e residui fangosi, successivamente lavoratoti da Depuracque (società di Venezia), fino a quella finale da dove esce l’acqua depurata che può essere rimessa nel vicino fiume Pescara, con un circuito lungo circa tre chilometri. Si comprende la complessità dell’impianto che è affidato ad un personale specializzato, composto di 13 persone, compreso il direttore Andrea De Luca, che si occupa anche degli altri due del Buon Consiglio e di Vallepara.
L’ingegnere Angeloni fa osservare che il depuratore “San Martino” ha due livelli di funzionamento: uno chimico, con l’impiego di disinfettanti; ed uno batteriologico, semplice sul piano concettuale ma complesso, perché basato sulla presenza di tre ceppi batterici, ognuno dei quali ha il compito di “mangiare” il contenuto “sporco” delle acque reflue (pari a 300 litri al secondo!), in condizioni di equilibrio”. Ma possono esserci fasi di squilibrio.
Queste sono state esemplificate dal dottor Andrea De Luca: “Vi possono essere momenti di squilibrio quando negli scarichi finiscono sostanze letali per i ceppi batterici; quando a causa di piogge abbondanti i batteri non trovano da mangiare si mettono in sofferenza e si sviluppano cattivi odori”.
Il cattivo odore, per lo più diffuso intorno all’impianto, in qualche occasione, si diffonde per più vasta estensione fino a giungere al centro abitato, con le giustificate proteste dei cittadini. Le fonti del cattivo odore, nella vallata della Pescara sono anche il Mattatoio (di cui si auspica la chiusura e il trasferimento altrove, magari nei pressi dell’impianto di depurazione), ed alcune industrie di lavorazione di bitumi per la produzione di guaìne o che lavorano la gomma). “Sono state individuate e saranno segnalate al Sindaco” hanno annunciato i partecipanti alla visita.
I fanghi prodotti con la disidratazione da parte di Depuracque, vengono trasferite a due diversi centri di smaltimento: a San Michele di Foggia e Sogliano al Ambientale al Rubicone (Forlì-Cesena) con costi onerosi per i cittadini; costi che si potrebbero evitare se la Regione Abruzzo, con una legislazione aggiornata riguardo ai parametri di conformità dei fanghi, decidesse di realizzare un impianto di smaltimento fanghi a fianco al Depuratore, producendo “humus” commerciabile, e risparmiando 800.000 euro all’anno a vantaggio dei cittadini che pagherebbero bollette più basse.
Le notizie raccolte sull’impianto sono utili per far capire che le cause della “puzza” sono di origine naturale, che si possono evitare non immettendo ingredienti tossici nelle fogne; che si può giungere all’ottimizzazione prevedendo, con adeguati investimenti, la cosiddetta “rete duale” (di aqua potabile e di acqua depurata nelle case, per gli sciacquoni e le pulizie). Quella che una bambina ha chiesto in una lettera. “Caro Babbo Natale, portaci la rete duale!”, come ci ha confidato Giustino Angeloni, che tiene incontri frequenti nelle scuole cittadine per educare bambine e bambini all’ecologia ed al rispetto ambientale.