Terremoto L’Aquila: le luci illuminano la notte del ricordo

L’Aquila. “Quella notte del 6 aprile credo che sia stata identica per tutti: restare a casa nonostante le scosse perché siamo stati rassicurati, molti sono stati colpiti nel sonno, proprio perché si sentivano tranquilli.

 

Ci avevano detto che la terra più ballava e più buttava fuori energia, che non sarebbe mai accaduto un evento catastrofico.

Poi invece alle 3.32 è accaduto”.Così Antonietta Centofanti, del Comitato Vittime della Casa dello studente, la notte del 6 aprile del 2009 ha perso il nipote, Davide, che frequentava l’Università del capoluogo abruzzese. Centofanti interviene in occasione del 12esimo anniversario del tragico sisma che si celebra all’Aquila con un programma ridotto a causa delle restrizioni per la pandemia: per il secondo anno consecutivo non si svolge la tradizionale fiaccolata in memoria delle 309 vittime.

 

“I comportamenti sono stati identici per tutti, chi è riuscito ad uscire si è salvato, altri sono rimasti sotto le macerie – spiega ancora -. Quello che è cambiato, dopo quella notte, sono le scelte che ciascuno ha compiuto per fare i conti con ciò che era accaduto. Io ho scelto di dare un significato a questo lutto terribile, di farne un’occasione di impegno sul fronte della rivendicazione della sicurezza in tutte le sue declinazioni. È nato il Comitato dei familiari delle vittime della casa dello studente e dopo un paio di anni abbiamo messo su una rete nazionale che raccoglie i famigliari delle vittime della ThyssenKrupp, della strage di Viareggio. Sono arrivate qui le mamme della terra dei fuochi, che hanno perso bambini avvelenati dai rifiuti tossici che la mafia e la camorra seppelliscono in quel territorio. Ciascuno di noi ha scelto di fare un percorso di lotta, dando un significato al lutto, utilizzando quest’esperienza di dolore per fare in modo che queste tragedie non si verifichino più”.

La scommessa che oggi deve vincere L’Aquila è diventare un polo d’attrazione per i giovani, abbiamo una città che sta diventando sempre più bella, sarà una delle città più sicure d’Italia, ci sono dei palazzi stupendi, restaurati benissimo”.Così Antonietta Centofanti, del Comitato Vittime della Casa dello studente, in occasione del 12esimo anniversario del tragico sisma dell’Aquila che è in corso con un programma ridotto a causa delle restrizioni per la pandemia: per il secondo anno consecutivo non si svolge la tradizionale fiaccolata in memoria delle 309 vittime. “Ma se tutto ciò – spiega ancora – non si riempirà di vita, di coppie, di bambini, di studenti, avremo una cattedrale nel deserto.

La scommessa della politica è quella di creare le opportunità affinché questa città diventi attrattiva e chi ci vive non cerchi altrove la propria vita“. Per il secondo anno consecutivo mancherà la fiaccolata: “Come lo scorso anno abbiamo lanciato un appello affinché in Abruzzo, e in tutta Italia, si accenda un lume nella notte tra il 5 e il 6 aprile in ricordo delle nostre vittime ma anche in ricordo di tutti coloro che sono morti per Covid, soprattutto gli anziani che sono stati strappati alla vita in maniera terribile nella solitudine più assoluta”. Dopo 12 anni, però, prende forma il Parco della Memoria a piazzale Paoli, un luogo non casuale. Il piazzale infatti si trova nell’area compresa tra via XX Settembre, via Campo di Fossa e via Luigi Sturzo, dove si è registrato il più alto numero di vittime: “Non si tratta di un luogo cimiteriale come da più parti si è tentato di dire – sottolinea Centofanti – ma è il fondamento del cambiamento, perché se non ricordiamo cosa è accaduto in passato, non possiamo migliorare il presente e il futuro”.

“Questo spazio raccoglie i nomi delle 309 vittime ma è uno spazio aperto, che immaginiamo anche pieno di bambini e ragazzi.

È uno spazio che racconta una tragedia e vuole essere anche un monito. Il Parco che è nato tra le polemiche, per altro anche molto residuali, è il risultato di un bando pubblico a cui hanno partecipato giovani architetti, giovani ingegneri e lo hanno vinto due ragazzi- conclude.

Esprimiamo profonda partecipazione a coloro che hanno subìto danni professionali e relazionali: nessuno è escluso dal nostro abbraccio fraterno e dalla nostra ‘prossimità fattiva’.Così l’arcivescovo metropolita dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, nella omelia pronunciata nella Santa Messa celebrata nella chiesa del Suffragio, in occasione del 12esimo anniversario del terremoto del 6 aprile del 2009, funzione religiosa che ha aperto le commemorazioni caratterizzate da un programma ridotto per via del coronavirus. “Preghiamo per i deceduti a causa della epidemia, per quanti hanno contratto il contagio e per le loro famiglie. Esprimiamo profonda partecipazione a coloro che hanno subìto danni professionali e relazionali: nessuno è escluso dal nostro abbraccio fraterno e dalla nostra ‘prossimità fattiva’.

Anche questa battaglia non può gestita solo da una élite, ma costituisce una impresa di Popolo. Non bastano atteggiamenti ‘virtuosi’ di una minoranza, che possono essere diluiti o azzerati da comportamenti dannosi di un’altra porzione di persone. Anche se le urgenti e necessarie strategie ‘tecnico-scientifiche’ e ‘farmacologiche’ (come la vaccinazione di massa) risolvessero nel tempo il problema sanitario, ma non venissero messi in campo gli indispensabili stili cognitivi e relazionali, segnati da una coesione matura e fattiva, i costi umani – come anche i guasti sociali ed economici – sarebbero disastrosi, e questo non possiamo permettercelo – conclude il prelato.

 

 

“Ancora una volta, dopo il 6 aprile di 12 anni fa, oggi dobbiamo fare ricorso alla nostra forza interiore di gente di montagna. Dobbiamo reimparare a vivere nella normalità.

Il dolore non ferisce soltanto ma stimola le nostre risorse più profonde per affrontarlo e viverlo all’altezza di una dignità umana che la storia continua a riscattare tra le pieghe di avvenimenti carichi di orrori ma anche che successi e rinascita”. Così il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, intervenendo al termine della Santa Messa nella chiesa del Suffragio, in occasione del 12esimo anniversario del terremoto dell’Aquila che il 6 aprile 2009 ha causato 309 morti e 1500 feriti. “Sono due anni che questo rito del dolore, della speranza, – continua Biondi – è stato registrato dall’emergenza sanitaria da cerimonia corale a evento in solitudine. Una pandemia che oggi, su esplicita richiesta dei familiari delle vittime del 6 aprile 2009, ha portato alla decisione di rinviare l’inaugurazione del Parco della Memoria a quando potrà di nuovo esserci un momento comunitario. È desiderio dei familiari, infatti, che l’intera città possa vivere da subito il Parco della Memoria, pensato per accogliere la rifioritura della vita, il ricordo di un dolore privato che si è trasformato nella sofferenza di tutti”.

 

Rivolgendosi un pensiero alla memoria delle 309 vittime, il sindaco sottolinea: “I nostri cari, sacrificati sotto le macerie, sono diventati parte di noi, testimoni in un dialogo tra anime, di una visione della vita che attraverso la forza del lutto, dell’emozione che scaturisce dal dolore, produce la speranza di apertura al futuro”. Biondi ha menzionato anche i giovani “che oggi si affacciano, sia pure con affanno, nel mondo del lavoro” e ricordato i due operai stranieri morti nel tragico crollo a San Pio delle Camere e, come a loro, a tutto i lavoratori che “hanno contribuito con il loro lavoro a fare dell’Aquila una città ancora più sicura e ancora più bella”.

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